Piangere i morti, impegnarsi per i vivi

La marcia silenziosa organizzata dall’associazione di Gerard Bl? e Clenia Marsella a cui abbiamo partecipato in maniera convinta e sentita ? stata l’occasione per condividere pubblicamente il sentimento di profonda tristezza per i fratelli che rischiano e perdono la vita attraversando il mediterraneo in cerca di una esistenza pi? dignitosa.

Papa Francesco ci ha richiamati a non rassegnarci alla globalizzazione dell’indifferenza e per questo venerd? eravamo con il nostro striscione al fianco delle organizzazioni impegnate per l’accoglienza dei rifugiati e al fianco delle persone, uomini, donne, bambini, certamente pi? fortunati ma ancora in cerca di un futuro tutto da inventare.

Don Antonio Mazzi, chiudendo la Mille giovani per la pace alcune settimane fa, ci ha lasciati con una frase che ? diventata un impegno di lavoro per i prossimi mesi: “laddove c’? perdono, c’? pace”. Spesso rischiamo di sentirci buoni perch? accogliamo queste persone che fuggono dalla fame e dalle guerre che infiammano l’Africa e il Medio oriente, ma invece il sentimento che dovrebbe animarci quando andiamo loro incontro dovrebbe essere la richiesta di perdono.

Dovremmo chiedere perdono per aver concepito una legge infame come la Bossi-Fini. Per le nostre multinazionali che sfruttano le risorse dei loro Paesi. Per i nostri produttori e commercianti d’armi a cui serve sempre una guerra in pi? per vendere gli attrezzi della morte. Per le nostre diplomazie pi? al servizio degli interessi economici che di quelli delle popolazioni. Perch? continuiamo a detenere l’80% delle ricchezze del pianeta senza volerle condividere con chi muore di fame ogni giorno. Per le nostre aziende farmaceutiche che macinano profitti mentre centinaia di bambini muoiono per malattie facilmente curabili se la logica dei brevetti non consentisse prezzi proibitivi per i paesi poveri.

E invece stiamo qui a storcere il muso se a scuola di nostro figlio c’? in classe un figlio di immigrati.

Ma c’? un altro sentimento che dovremmo riscoprire di fronte a queste genti che sbarcano a Lampedusa con bambini, donne incinte, giovani pieni di speranza e che teniamo invece chiusi per mesi nei centri di smistamento, come avveniva un tempo per i deportati. ? il sentimento della gratitudine. Dobbiamo ringraziare queste persone che ci consentono di riscoprire quell’umanit? che abbiamo sepolto sotto anni di quotidianit? egoista, incentrata su noi stessi, sulle cose che possediamo e che ci teniamo care, sulla ricerca di un benessere sempre pi? avanzato a discapito dei pi? poveri. Essi ci offrono l’occasione per scoprire la nostra umanit? pi? profonda.

Perdono e gratitudine. Altro che sfruttare l’emergenza profughi per fare profitti sulla pelle dei disperati come pure ? stato fatto nel nostro territorio, a Cassino e in provincia, come pure in altre parti d’Italia. Questi tempi ci hanno fatto conoscere cose che mai avremmo immaginato: pseudo imprenditori del sociale che approfittano delle risorse destinate ad aiutare i disperati per interessi personali.

Dunque, con questi sentimenti, era importante ritrovarci per piangere insieme i “nostri” morti. Cos? come sar? importante ritrovarci per assumere insieme impegni per i vivi, guardandoli negli occhi e cercando quell’abbraccio capace di sciogliere le paure e gli egoismi per fondare un’umanit? nuova.

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ACT: rispetto per il lavoro svolto.

ag1Credo che la decisione della Giunta capitolina di chiudere l’Agenzia sulle Tossicodipendenze debba essere rispettata auspicando che le nuove politiche di intervento messe in campo dal Sindaco Marino sapranno raccogliere quanto di buono si ? fatto in questi anni, migliorando il sistema di lotta alla droga di Roma Capitale e rendendolo ancora pi? efficiente.

Allo stesso tempo chiedo per? che venga rispettato il lavoro svolto sin qui. Esso pu? essere non condiviso ma va rispettato e la realt? non va confutata con informazioni difficili da supportare .

Non si pu? dire che la chiusura dell’Agenzia porter? un risparmio di 800 mila euro l’anno poich? se il personale resta, le attrezzature restano, i servizi restano, l’unico risparmio ? dato dall’azzeramento del Consiglio di amministrazione i cui componenti svolgono il loro incarico a titolo ?onorifico?, fatto salvo il rimborso delle spese, il cui totale ammonta in un anno a circa 30 mila euro.

Non si pu? dire che l’Agenzia sulle tossicodipendenze in questi anni ha ?perso il suo ruolo? poich?, invece, ha realizzato pienamente il mandato ricevuto dall’Assemblea Capitolina nel 2009 rendendo in servizi ai cittadini quanto previsto dal Piano Programma, peraltro in coerenza con il Piano Nazionale di Lotta alla Droga.

Non solo. La magistratura ha confermato numerose volte la correttezza delle procedure amministrative, studi statistici e consessi nazionali e internazionali hanno confermato la ricchezza e la bont? del lavoro svolto, istituzioni di tutti i livelli hanno apprezzato il sistema di risposte messo in campo da questa amministrazione.

Credo che i passi in avanti fatti dall’Agenzia sulle Tossicodipendenze, dalla sua nascita ad oggi siano innegabili. Se la scelta della Giunta Marino ? quella di cambiare strategia al fine di migliorare il servizio reso ai cittadini, ben venga. Forse si poteva pi? facilmente assumere la ?governance? dell’Agenzia e fornirle nuovi indirizzi politico-gestionali ma, evidentemente, la volont? ? un’altra.

Spero solo che questo colpo di spugna non riconsegni per l’ennesima volta il tema delle dipendenze allo scontro ideologico profondamente sbagliato, in base al quale c’? una sinistra (con le sue cooperative) che privilegia la riduzione del danno ed una destra (con le sue cooperative) che privilegia la riabilitazione e la prevenzione, che tanti danni ha fatto in questi anni nel nostro Paese. Un approccio integrato ed equilibrato guarda ai bisogni delle persone e non alle appartenenze politiche di eroga i servizi.

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