Nasce a Cassino il centro di aggregazione giovanile intitolato a Willy Monteiro, intervento di quartiere per il contrasto alla povertà educativa.
Il regalo di Francesco…
Questa ? la macchinina che mi ha regalato Francesco, un piccolo ospite della casa famiglia nella quale sono stato questa mattina perch? mi sembrava il modo migliore per celebrare la Giornata mondiale per la tutela dei diritti dell?infanzia e dell?adolescenza.
Francesco con quel gesto ha sintetizzato nella maniera pi? semplice ed efficace il clima di accoglienza, di familiarit?, di condivisione che si respira in quel posto.
Chi ? abituato a frequentare queste realt? sa bene che non hanno nulla a che fare con la solitudine o la tristezza. Forse vengono da l? ma ben presto si trasformano in storie di bellezza, occasioni di crescita, percorsi che portano bambini e ragazzi che hanno conosciuto la violenza a diventare adulti capaci di fare famiglia e prendersi cura di s? stessi senza bisogno dei servizi.
A noi tocca valorizzare la loro esperienza, avere uno sguardo capace di comprendere la fatica che stanno facendo avendo fiducia in loro, nella loro capacit? di ricostruirsi con l?aiuto dei loro operatori.
E? grazie alla fiducia che si smontano i meccanismi dell?isolamento e li si aiuta a non replicare le situazioni che hanno subito.
L?esperienza della casa famiglia ? proprio questo: un luogo di protezione ma soprattutto una finestra sul futuro, su una nuova possibilit? di vita.
Molti genitori ?trascuranti? riconoscono e ringraziano il lavoro dei servizi e delle strutture perch? grazie a questo periodo di tempo nel quale i minore viene collocato in casa famiglia, loro hanno il tempo e la possibilit? di curarsi e ricostruirsi come persone nuove.
E il gesto di Francesco, nella sua essenzialit?, racconta tutto questo. Sar? in grado di ricambiare da qui a Natale?
Presidiare il tempo libero, la sfida per affrontare le droghe
Pubblicata la Relazione al Parlamento del Dipartimento Antidroga
E’ un altro altro bollettino di guerra il Rapporto annuale pubblicato dal Dipartimento antidroga che ogni anno racconta le cifre con le quali l’Italia si scopre sempre pi? “dipendente”. L’appuntamento del 26 giugno quest’anno ? slittato di 4 mesi. Il primo dato in aumento riguarda le morti per overdose che da 3 anni crescono stabilmente: l’anno scorso sono morte quasi 400 persone in seguito all’assunzione di una sostanza stupefacente ma questo dato non tiene conto di tutte le morti correlate all’uso di droga come ad esempio quelle per incidenti stradali. Altro dato impressionante ? il quantitativo di cocaina sequestrata, pi? che raddoppiata rispetto all’anno precedente: 8,3 tonnellate nel 2019 contro le 3,6 del 2018. Un record assoluto.
Tra gli adolescenti resta la cannabis la sostanza pi? usata: l’anno scorso 860 mila ragazzi hanno dichiarato di aver utilizzato almeno una sostanza illegale nella loro vita, pari al 34% degli studenti italiani.
Fin qui i dati. Agli allarmi ci siamo ormai abituati. Ai dati freddi per? si sovrappongono le tante richieste di aiuto che giungono ai nostri centri d’ascolto e che il covid non ha per niente rallentato.
Era il 12 novembre del 2000, giusto venti anni fa, quando a Cassino, nell’Aula Pacis, si celebr? il primo ed unico Forum regionale per la lotta alla droga, organizzato dall’allora assessore regionale Anna Teresa Formisano per promuovere una strategia della prevenzione coordinata su tutto il territorio della Regione Lazio. Da quel confronto nacquero tanti progetti che in quegli anni rappresentarono un argine importante di fronte alla diffusione delle droghe. Ricordo il centro di aggregazione Argonauti, coordinato dall’ottima Rita Cacciami, come pure Il filo di Arianna per la peer education nelle scuole superiori. Le unit? di strada e i primi incontri di formazione per genitori.
Oggi il fondo di lotta alla droga ? sparito, nelle scuole si sono chiusi i CIC (centri d’ascolto per studenti), i centri di aggregazione giovanile sono spariti dappertutto insieme alla 285. A tutto ci? si aggiungono i temi dell’azzardo e dei videogiochi: il 22% degli studenti ha dichiarato di aver giocato a lotterie on line e di aver acquistato gratta&vinci mentre il 60% dei ragazzi utilizza almeno un’ora al giorno videogiochi su varie piattaforme. Per non parlare dei social: il 94% riferisce di usarli almeno 2 ore al giorno.
In tutto questo i Comuni sostanzialmente non esistono perch? gli aspetti sociali della questione sono stati completamente azzerati: non si fa pi? prevenzione, non si fa pi? reinserimento sociale. Resta la cura che ? di competenza delle Asl in collaborazione con le comunit? terapeutiche. Da quando ? sparito il Fondo di Lotta alla Droga i Ser.D. e le Comunit? sono rimasti gli unici servizi aperti.
Eppure il disagio, il vuoto, la solitudine di tantissimi adolescenti iperconnessi abbonda nelle scuole, nelle case, sulle strade delle nostre citt?, come ? possibile che alle amministrazioni comunali non venga riconosciuto alcun ruolo? Qualche sindaco “sceriffo” ci ha provato con qualche ordinanza, qualcun altro promuovendo azioni di prevenzione a budget zero. Ma il disagio dei giovani, prima di tradursi in devianze e dipendenze, si consuma nelle nostra citt?, soprattutto nel loro tempo libero.
Per questo ? indispensabile restituire un ruolo ai Comuni, ci vorrebbe una legge regionale che dia ai Sindaci gli strumenti per coordinare una strategia di prevenzione rivolta ai cittadini pi? giovani e messa in campo da una rete di soggetti istituzionali e del terzo settore. Ma deve essere un’azione specifica per ogni comune perch? non ? possibile che un adolescente di Acquafondata debba scendere a Cassino per usufruire di un servizio di prevenzione. E neanche pu? essere che, come avveniva negli anni ’90, i servizi di prevenzione vengano erogati solo attraverso la scuola perch? ? nel tempo libero che accadono le cose pi? importanti nella vita dei ragazzi. Possono accaderne di meravigliose ma anche di terribili. Presidiare il tempo libero, questa ? la sfida che abbiamo davanti ma serve una Regione che capisca che non si pu? continuare a rinviare. Serve una Regione che dia ai Comuni gli strumenti giusti. Servirebbe almeno un luogo dove parlare di queste cose. Se lasciamo il tema delle dipendenze al settore sanitario potremo migliorare i sistemi di cura ma oggi ? necessario recuperare energia per incrementare i sistemi di prevenzione.
Il Terzo Settore deve diventare forza politica
(di Don Antonio Mazzi) ? stato superato ogni limite e, a causa di personaggi irresponsabili e borderline, la morte fisica e la depressione generale hanno ridotto l?Italia a terzo mondo
Caro direttore, noi del Terzo Settore dobbiamo diventare forza politica e smettere di fermarci alla distribuzione dei pani e dei pesci, mentre una gabbia di matti in quel di Roma non ha ancora capito che sono loro la principale causa, dopo il coronavirus, della doppia disgrazia che sta maciullando l?intera Italia. La prima disgrazia, inutile dirlo, ? la bestia che avanza a velocit? sempre pi? micidiale mentre i nostri baruffano. La seconda sono le manifestazioni in cui devastatori si frammischiano tra gli onesti e i veri colpiti dal disastro. Le due cose insieme allargano il fenomeno rendendolo, oltre che sanitario ed economico, quasi terroristico. Non sottovalutiamolo. Devono essere i sindacati per primi a capire che stanno crescendo fianco a fianco il dolore e la trasformazione del dolore in macelleria sociale. E noi del Terzo Settore dove siamo?
Non sarebbe ora di scomodare, fregandocene di tutto e di tutti, i Palazzi delle baruffe obbligandoli a fare le dieci cose che anche il direttore Fontana ha suggerito nel giornale? Il primo a far disastri dentro il Tempio ? stato Cristo, quando ha capito che il Tempio veniva scambiato per il mercato delle vacche. E noi? ? stato superato ogni limite e, a causa di personaggi irresponsabili e borderline, la morte fisica e la depressione generale hanno ridotto l?Italia a terzo mondo. Una nazione diventata terzo mondo, perch? governata da incoscienti pi? attenti ai loro orticelli ?sacri? che ai veri campi di battaglia. Se torniamo un po? indietro nella storia, troveremo in periodi come questi preti e cattolici veri in testa al popolo, da Martin Luther King in poi. Non credo che Cristo volesse gente che accende candele alla Madonna permettendo nel contempo alla politica di giocare a chi urla e a chi offende di pi?. L?Italia vera non ? viva ma intubata e l?Italia ?dei violenti?, invece, ? pi? viva che mai. Urge vederci presto ?insieme?. Il detto ?In medio stat virtus? mettiamolo in biblioteca e teniamolo buono per, spero, tempi nuovi.
La legge di riforma del sociale compie 20 anni
L’8 novembre del 2000 veniva approvata la “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”. Fu uno dei regali pi? belli di una stagione politica entusiasmante che vide il centrosinistra unito sotto il segno dell’Ulivo di Romano Prodi.
A vent’anni da quella legge ? doveroso, almeno per chi si occupa di politiche sociali, cogliere l’occasione per una rilettura ed una verifica sulla sua attuazione.
Mi piace molto ricordare anche che uno dei relatori di quella legge fu il “nostro” senatore Lino Diana che nei suoi 3 mandati parlamentari fece onore alla provincia di Frosinone.
Per me la parola chiave di quella legge era ed ? sussidiariet?: non tanto quella verticale che ripartisce le competenze fra gli organi di governo nazionali e territoriali che sulla riforma del titolo V della Costituzione si ? un po’ arenata, quanto piuttosto per la sussidiariet? orizzontale, quella che prevede, ad ogni livello la collaborazione con il privato sociale, il terzo settore, nell’analisi dei bisogni, nella progettazione, nella programmazione e nella realizzazione degli interventi sociali.
Un sistema di erogazione dei servizi fortemente incentrato sulla relazione tra enti locali e organizzazioni non profit alle quali viene riconosciuto un ruolo rilevante.
Bisogna dire che su molti territori, fra cui il nostro, l’attuazione di questa collaborazione ? rimasta lettera morta fatto salvo qualche episodio sporadico che ? da considerarsi tutt’altro che la concertazione prevista dalla 328.
Una legge fortemente innovativa, nata in un tempo che fu definito “primavera delle politiche sociali”, che, di fatto, nei suoi punti principali pu? dirsi tranquillamente non applicata. E invece, probabilmente, in tempo di pandemia avrebbe mostrato la sua forza e non sarebbe prevalsa la cultura dei bonus che per questo governo sono l’unica risposta ad ogni problema.
Malgrado la crisi economica del 2009 si ? dovuti arrivare al 2017 per vedere uno dei primi effetti concreti della 328, il Reddito d’inclusione, poi diventato reddito di cittadinanza. Nel frattempo l’integrazione socio-sanitaria e tutta una serie di altri temi come la salute mentale, le dipendenze, il dopo di noi, sono rimasti al palo.
Oggi ? evidente come la medicina territoriale dovrebbe essere interconnessa ai servizi sociali in una logica di welfare comunitario capace di generare interventi personalizzati. Dobbiamo restituire al sociale un ruolo importante, capace di orientare anche tutte le altre politiche, perch? il prendersi cura delle persone fa bene a tutta la societ?, promuove la partecipazione e il senso di responsabilit? collettivo. Come dice il Papa “siamo tutti sulla stessa barca”.
Purtroppo negli ultimi anni si sono fatte scelte diverse: il bonus beb? al posto dei servizi per l’infanzia, le agenzie interinali al posto delle cooperative sociali, l’intervento di cura sanitaria in mancanza degli interventi di prevenzione sociale. Oggi l’Italia spende 130 miliardi in interventi sanitari e solo un miliardo e mezzo in interventi sociali. Eppure sappiamo che un euro speso in prevenzione ne fa risparmiare 9 in interventi di cura.
Malgrado ci? i servizi sociali continuano a reggere e durante il primo lockdown hanno dimostrato una efficienza per molti inaspettata. Malgrado ci? la gente ha imparato a conoscere, ad apprezzare e a fidarsi dei servizi sociali e tutti guardano al mondo del sociale con rispetto.
A questo punto, passati i vent’anni, bisogna diventare adulti. Bisogna sostenere adeguatamente i livelli essenziali di assistenza. Bisogna vigilare affinch? la collaborazione con il Terzo settore si vera e concreta, affinch? i piani di zona siano realmente lo specchio di una concertazione e di una programmazione condivisa e non invece un documentino compilato giusto per rispettare le formalit?. Bisogna dare alle persone gli strumenti affinch? possano dare dignit? alla propria esistenza anzich? lasciarle a vita dipendenti da servizi con risorse insufficienti.
Dobbiamo ancora uscire dal pantano dell’assistenzialismo e pensare strategie nuove capaci di garantire i diritti delle persone. Era questo lo spirito della 328 e noi oggi abbiamo la responsabilit? di non rinnegarlo. Solo per fare un esempio, penso all’art. 14 della 328 che prevedeva i “Progetti individuali per le persone disabili”. Si sono trasformati in bonus economici neanche rivolti a tutti. Come a dire: non siamo capaci di costruire progetti personalizzati e allora vi diamo dei soldi. solo se avete un ISEE basso, per?!
Forse ? tempo di darci una mano fra Comuni, Asl, Universit? e Terzo settore per far s? che il sociale si senta meno solo. So che l’Amministrazione provinciale non ha pi? nessuna competenza in materia di politiche sociali ma la Regione Lazio ? troppo lontana per avviare una seria riflessione sul sistema dei servizi sociali nel nostro territorio, sulle prospettive di integrazione socio-sanitaria, sulla reale collaborazione fra pubblica amministrazione e privato sociale.
Mi domando se non si possa aprire una stagione nuova che, partendo dalla riflessione sulla tenuta dei servizi sociali al tempo del covid, in occasione dei 20 anni della 328, possa restituire centralit? alle politiche di coesione sociale.
“Non rubate la notte ai giovani”
Un presidio educativo per prevenire risse e spaccio
Sabato notte l’Unit? mobile in piazza con Asl e Amministrazione comunale in prima linea
Le Istituzioni scendono in piazza per stare tra i giovani. Una iniziativa fortemente voluta dal Sindaco Enzo Salera sulla quale si ? messo al lavoro l’Assessore alle Politiche giovanili Luigi Maccaro coinvolgendo l’Unit? mobile di Exodus, il Ser.D. di Cassino e il Dipartimento dipendenze della ASL di Frosinone.
Insieme alle istituzioni che da anni si occupano di dipendenze ci saranno i volontari del servizio civile e nel corso delle prossime settimane si aggiungeranno altre associazioni che hanno a cuore il divertimento notturno sano e rispettoso delle regole.
Per questo lo slogan che ? stato scelto per l’iniziativa ? “Non rubate la notte ai giovani”, per non confondere le regole con il diritto naturale dei giovani a divertirsi.
?La notte ? il luogo ideale per i ragazzi – afferma Luigi Maccaro – il momento in cui la societ? ufficiale, quella ordinata e istituzionale va a dormire e prende spazio quella che contesta, che trasgredisce, che cerca una propria identit? attraverso la sfrontatezza, mettendo alla prova i limiti propri e della societ?. ? naturale ed ? giusto che, tra i 16 e i 25 anni, sia cos??.
?Dobbiamo renderci conto – prosegue Luigi Maccaro – che la vera scommessa nella formazione dei giovani sta tutta nel tempo libero! Famiglia e scuola sono gi? in qualche modo presidiate. Si possono formare e supportare genitori e insegnanti ma il deserto educativo sta nel tempo libero. E’ l? che dobbiamo stare perch? l?, nel tempo libero, nascono i conflitti e gli amori, la noia e le passioni, le depressioni e i protagonismi?.
?Ed ? altrettanto giusto – aggiunge il Sindaco Salera – che gli adulti non si limitino a criticare, che l’amministrazione non si limiti a fare ordinanze, bisogna fare di pi?. Bisogna presidiare i luoghi del divertimento affinch? le “teste calde” capiscano che non c’? spazio per certe esagerazioni?.
“Non rubate la notte ai giovani” ? rivolto agli stessi giovani che in alcuni casi, pochissimi per fortuna, trasformano il divertimento in tragedia. ? rivolto ai gestori dei locali che vendono alcol ai minorenni, agli spacciatori che rovinano la vita di moltissimi adolescenti. ? rivolto ai bulli sempre in cerca di una rissa e a coloro che bevono fino a collassare.
Ma ? rivolto anche ai genitori che devono avere consapevolezza che l’educazione richiede perseveranza e testimonianze positive, ? rivolto agli insegnanti che a scuola devono fornire anche competenze sociali, ed ? rivolto a tutti gli adulti che vorrebbero i giovani tutti a casa entro le 22 in modo da non doversi confrontare con il proprio compito educativo.
Questo primo passo serve ad aumentare la consapevolezza in citt? che la movida sicura ? una responsabilit? di tutti e che la comunit? locale, le istituzioni, i cittadini, il privato sociale devono fare squadra per la serenit? collettiva.
Il mondo del commercio e della cultura hanno cominciato alla grande recuperando alcune zone del centro citt? al divertimento sicuro e sottraendole al bullismo e allo spaccio. Ora servono politiche giovanili pi? dirette alla prevenzione del disagio, delle devianze e delle dipendenze.
Sabato notte si comincia. Il presidio di piazza Labriola sar? attivo dalle 19 alle 2 di notte. Gli operatori distribuiranno gadget porta-mascherine per ricordare anche la necessit? di prevenire il contagio da covid-19 ma ci saranno anche alcol-test monouso, mascherine e materiale informativo.
Ecco perché al referendum voterò NO
Voto NO perch? il problema non sta nel numero dei parlamentari ma nel modo in cui vengono eletti, o meglio, nominati.
Voto NO perch? non se ne pu? pi? di questa deriva populista, demagogica e autoritaria guidata dalla Lega e dal M5S che per potersi esprimere ha bisogno di delegittimare il Parlamento.
Voto NO perch? questo ? uno sfregio alla Costituzione.
Voto NO perch? ridurre dello 0,007% la spesa pubblica italiana abbattendo la rappresentativit? dei territori in Parlamento non ha senso. Gi? sono praticamente nominati dalle segreterie dei partiti, cos? saranno sempre meno e sempre pi? controllabili da pochi oligarchi populisti.
Un pacchetto di iniziative per la tutela dei diritti delle persone con disabilità
Venerd? mattina la consegna dei nuovi mezzi e la prima corsa del taxi sociale
Il nuovo ufficio per le persone disabili dell’Assessorato alla Coesione sociale ha avviato le proprie attivit? con un pacchetto di iniziative che saranno presentate venerd? 11, a partire dalle 9.30, in una conferenza stampa presso la Sala Restagno.
Si comincer? con la consegna di due nuovi automezzi per il trasporto disabili che la ditta PMG ha fornito al Comune di Cassino grazie alla generosit? di numerosi sponsor ai quali verr? consegnato un riconoscimento direttamente dalle mani del Sindaco Enzo Salera.
Ed ? anche grazie a questi automezzi che potr? partire il servizio di Taxi sociale che in seguito all’avviso pubblico sar? gestito dalla cooperativa Arca che ha gi? la responsabilit? del Centro diurno “Arcobaleno” e che in questi mesi di chiusura causa covid sta sostenendo le famiglie degli utenti con interventi di assistenza domiciliare. D’altra parte anche il Centro di Caira ben presto dovr? utilizzare una formula pi? flessibile, un mix tra assistenza in struttura e assistenza domiciliare che consenta anche di raggiungere un maggior numero di utenti.
Nel corso dell’incontro sar? presentato anche il gruppo di lavoro per la stesura del P.E.B.A. (Piano Eliminazione Barriere Architettoniche) che vedr? nella prima fase di lavoro il censimento delle barriere architettoniche sulle quali intervenire. Anche i cittadini potranno segnalare gli ostacoli presenti in citt? attraverso un’apposita pagina del sito del Comune (vedi), gi? attiva, dove si potr? descrivere la situazione ed anche caricare delle foto.
Scritto ormai da tempo il Regolamento per la Consulta per i diritti delle persone disabili, prima di approdare in Consiglio comunale, verr? presentato alle associazioni per recepire eventuali osservazioni. Sar? un organismo di confronto, valutazione e promozione delle azioni e delle politiche in tema di disabilit?, favorendo lo scambio tra l?Amministrazione comunale e il tessuto associativo della nostra citt?.
?Desidero sottolineare – ha dichiarato il Sindaco Enzo Salera – il senso di responsabilit? sociale degli imprenditori locali, che abbinano il proprio marchio e la propria immagine ad una iniziativa sociale realizzata per il benessere della comunit? offrendo un valido supporto ai servizi socio-assistenziali comunali. Il finanziamento dei veicoli, del loro mantenimento e la realizzazione del servizio, ? infatti possibile grazie a imprese del territorio cui va il ringraziamento di tutta l’Amministrazione comunale. Tutte queste imprese hanno valori comuni e la consapevolezza che il benessere di s? stessi e della propria azienda ? strettamente legato alla comunit? nella quale vivono ed operano?.
?Ringrazio il personale dell’Assessorato per l’impegno in queste iniziative, che sarebbero partite all’inizio di quest’anno se non ci fosse stata la pandemia – aggiunge Luigi Maccaro, Assessore alla Coesione sociale – ma la vera sfida nel campo della disabilit? ? il sostegno ai caregiver familiari con aiuti economici diretti. Con il lockdown ci siamo resi conto ancora di pi? di quanto in realt? il welfare si regga sulle famiglie?.
In questa direzione va la proposta di legge regionale presentata dal capogruppo di Demos alla Regione Lazio Paolo Ciani per riconoscere, valorizzare e sostenere tutti coloro che all’interno delle famiglie si prendono cura di persone disabili o anziani non autosufficienti. Nel Lazio sono cura 750mila persone alle quali va riconosciuta la funzione indispensabile che svolgono per tutta la societ?.
La cannabis è un capriccio e lo Stato non può fare cassa sulla pelle dei ragazzi
Con il solito stile equivoco un altro drappello di parlamentari M5S ha pensato di approfittare della confusione degli Stati generali per proporre al Presidente Conte un documento finalizzato a rimettere in moto il percorso legislativo di legalizzazione della cannabis.
Non soddisfatti di aver messo i ragazzi italiani all?ultimo posto fra le preoccupazioni dell?emergenza Covid, dopo aver considerato la scuola la cosa pi? inutile del Paese, dopo aver fatto altro debito che nei prossimi anni ricadr? sulle spalle dei nostri figli, mancava la ciliegina sulla torta: la legalizzazione della cannabis per affossare definitivamente il futuro di migliaia di ragazzi.
Come se non bastassero disoccupazione e politiche esclusivamente assistenzialiste a pregiudicarne ogni prospettiva.
Ovviamente il piede di porco per scardinare quel che resta dell?impostazione educativa del Paese ? rappresentato dal colpo che verrebbe dato alle organizzazioni criminali e al maggior gettito fiscale derivante dalla vendita legale dei prodotti derivati dalla cannabis.
Questo approccio si basa sull?ammissione di un fallimento dello Stato che ammetterebbe l?impossibilit? a fare di pi? nell?azione repressiva contro la diffusione di cannabis e suoi derivati che finirebbe per abbandonare tale fronte al fine di liberare uomini e mezzi per contrastare altri fenomeni criminali, evidentemente ritenuti pi? importanti.
Come a dire: ?E? una guerra che stiamo perdendo, arrendiamoci e dedichiamoci ad altri fronti?.
Ovviamente nella presentazione di questa ipotesi non si fa nessun cenno all?incremento dei consumi di cannabis che si potrebbero registrare in seguito all?approvazione della nuova normativa. Nessuna considerazione sugli aspetti non utilitaristici di un simile intervento normativo: al di l? dell?ipotizzato maggior gettito fiscale e dell?ipotizzato colpo agli interessi della criminalit? mafiosa, visto che la droga fa male – e questo ? un dato oggettivo che include la cannabis -, quanto male far? lo Stato ai suoi giovani offrendo loro lo sballo ?legale??
Immaginare che all?indomani di questo provvedimento i consumatori di cannabis smettano di rivolgersi al mercato illegale ? semplicemente un?illusione. Infatti il carico fiscale inciderebbe sul prezzo del prodotto-cannabis provocando una diversa offerta fra mercato nero e mercato legale. Il prezzo finale del prodotto sul mercato finale si andr? a comporre sommando:
- i costi di produzione – che certamente non saranno concorrenziali rispetto ai costi di produzione dei paesi del terzo mondo con manodopera ad esempio non contrattualizzata.
- il profitto dell?operatore commerciale che effettuer? la vendita;
- il carico fiscale che, solo per fare un esempio, nel caso delle sigarette ammonta al 75% del prezzo di vendita, che generer? un prezzo finale insostenibile per i consumatori abituali.
Consumatori abituali, persone dipendenti da sostanza stupefacente, tossicodipendenti.
I quali continueranno a scegliere il mercato illegale capace di soddisfare i propri bisogni a prezzi certamente pi? contenuti.
Quel che resta dunque degli ?introiti? derivanti dalla vendita legale di cannabis andrebbe infine confrontato con la maggiore spesa sociale e sanitaria derivante dal sicuro aumento dei consumatori.
L?abbiamo visto sia con il fumo che con il gioco d?azzardo. Mentre con il fumo, norme pi? restrittive e maggiore consapevolezza sulla dannosit? hanno generato una diminuzione dei fumatori, nel gioco d?azzardo la legalizzazione, gli scarsi controlli sul gioco dei minori, la pubblicit? sconsiderata hanno provocato un aumento dei giocatori e dei giocatori patologici.
Con la cannabis sarebbe la stessa cosa. Inoltre, venendo meno lo stigma sociale, anche il primo approccio con la sostanza stupefacente sarebbe molto pi? facile: la si trova in vendita legalmente ed ? pure controllata?
Anche solo un aumento del 20% degli attuali consumatori di cannabis (500.000), significa migliaia di persone in pi? da curare presso SerT, Comunit?, Centri per la Salute mentale, per non parlare di altri problemi come quelli legati all?apparato respiratorio e ai tumori.
E per non parlare del riflesso, anche economico, sulla societ? intera di queste migliaia di persone che diventano inattive.
Secondo i dati riportati nell?ultima Relazione al parlamento i giocatori d?azzardo patologici sono oggi oltre 1 milione. Se si considerano quelli problematici si arriva a 2 milioni di persone. E questo ? il risultato della operazione di legalizzazione del gioco d?azzardo.
Ma al di la di questo noi siamo contrari a questo disegno di legge perch? si da degli obiettivi sulla pelle dei ragazzi italiani, delle persone pi? fragili, di coloro ai quali invece si dovrebbe offrire ben altro: lavoro, universit?, opportunit? di costruirsi un futuro.
La cannabis ? un capriccio: accettare questo tipo di approccio da parte dello Stato sarebbe tremendo. Lo Stato che sfrutta la debolezza dei propri cittadini per fare cassa. Cos? come gi? avviene oggi per il gioco d?azzardo!
Invece noi aspettiamo:
- che venga convocata una conferenza nazionale antidroga per confrontarci su questi temi
- che venga rimesso in moto di dipartimento nazionale antidroga con una direzione politica e tecnica
- che venga riconvocata la consulta nazionale degli operatori delle dipendenze
- che si abbia il coraggio di avviare un?azione restrittiva sul gioco d?azzardo come ? stato fatto negli anni 90 per il fumo al fine di contenere i danni che stanno dilagando.
Chiude il Civico sociale: come cambia l’economia non profit
Due realt? sociali importanti, La Piccola sosteria della coop. La Tana e il Civico Sociale della coop. I Naviganti hanno deciso di non riaprire in seguito alla pandemia, ai lunghissimi tre mesi di chiusura e alle nuove regole che per motivi diversi abbassano notevolmente la sostenibilit? economica di queste imprese sociali.
La citt? di Cassino rischia di perdere due occasioni importanti, due punti di riferimento per centinaia di persone che hanno scelto di vivere, di comprare, di mangiare, di stare insieme in maniera differente, mettendo al primo posto valori che in certi luoghi, oltre che professati possono essere anche praticati. Ma io credo che sia possibile trasformare questo rischio in una opportunit?, solo se insieme, al di l? delle parole, saremo in grado di lavorare fianco a fianco per inventare strade nuove.
In tanti abbiamo manifestato la solidariet? e l’affetto a Paola Lucchetti, a Simona Di Mambro e a tutti i cooperatori che insieme a loro hanno scommesso su un’avventura imprenditoriale e sociale allo stesso tempo ma nella doppia veste di cooperatore e di amministratore sento il dovere di guardare avanti, coltivare speranza e avere fiducia nel futuro.
Sono passati ormai vent’anni da quando insieme ad altri educatori abbiamo fondato la cooperativa sociale di Exodus e so molto bene cosa significa contemperare l’attivit? produttiva e l’inserimento lavorativo di persone fragili, il pagamento degli stipendi, delle tasse come fa qualunque impresa e la dimensione sociale, la sostenibilit? ambientale, il rispetto dei valori.
E non ? vero, come purtroppo molti pensano che le imprese sociali, in quanto onlus, hanno costi di gestione pi? economici: il risparmio fiscale derivante dall’inserimento lavorativo di un soggetto svantaggiato ? identico, qualunque sia il tipo di impresa che lo assume.
Piuttosto, quello che ? mancato probabilmente finora, ? un sentire comune, una condivisione che faccia sentire meno soli in un tempo di crisi, o meglio, di cambiamento. E’ per questo che abbiamo gi? fatto delle riunioni con alcune cooperative sociali, tra cui la Tana e I Naviganti, per iniziare costruire una strada comune, da percorrere insieme, per promuovere l’economia sociale sul nostro territorio.
D’altra parte, specialmente in questo momento, la via pi? saggia per la ripartenza economica ? quella del non profit, che gi? nel pieno della crisi dopo il 2009, ? stato l’unico settore che ? cresciuto in termini di produzione e di occupazione: oggi bisogna salvaguardare la sopravvivenza delle imprese e dei posti di lavoro e il concetto di profitto andr? probabilmente riconsiderato.
Quale pu? essere oggi il compito di una Amministrazione comunale? Si pu? riassumere in una sola parola: co-progettazione. Dentro questa parola c’? una visione, quella secondo la quale il Terzo settore ? un segmento importante dell’economia locale che produce beni, servizi e occupazione e in quanto tale va promosso e valorizzato all’interno di un sistema economico complesso. C’? una missione che l’ente locale deve sentire propria ed ? quella di sostenere le imprese sociali attraverso partnership operative nei confronti della Regione o dell’Europa attraverso la partecipazione a bandi e avvisi pubblici per il reperimento di risorse. C’? uno stile improntato alla ricerca della pari dignit? fra pubblico e privato sociale perch? ad obiettivi comuni si concorre con uno sforzo comune. C’? infine e soprattutto l’idea che “fare sistema” significa rimboccarsi le maniche, spogliarsi dei ruoli, condividere sofferenze, sogni e progettualit?.
L’economia sociale della nostra citt? pu?, e dovrebbe a mio avviso, fare un salto di qualit? ma lo dobbiamo fare insieme: due decenni di gavetta ormai sono sufficienti per co-progettare uno spazio d’azione che veda le cooperative sociali come avamposti dell’economia che verr?, economia che non potr? pi? fondarsi sul profitto ma sulla condivisione. E sulla condivisione c’? tutto il tema dei beni comuni, a partire da quelli confiscati alla criminalit? organizzata per arrivare agli spazi pubblici non utilizzati o a quelli utilizzati parzialmente.
Immagino ad esempio che il Civico sociale potrebbe rivivere all’interno dell’ex pub Highlander nel quartiere Colosseo, diventare luogo di reinserimento per donne vittime di violenza ospiti di una casa rifugio, in una logica di integrazione capace di ampliare la percezione della propria esperienza imprenditoriale come bene comune. Cos? come immagino che la coop. la Tana potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella riconversione al biologico delle mense scolastiche.
Le cose cambiano, i tempi cambiano, i bisogni cambiano, le condizioni cambiano. Inutile cercare di convincere Simona a non chiudere il Civico sociale perch? oggettivamente sono venute meno le condizioni ed oggi bisogna avere la capacit? di reinventare quell’esperienza, con gli stessi obiettivi ma con modalit? diverse, condivise in una logica ri-generativa. Non possiamo piangerci addosso, dobbiamo rimboccarci le maniche e dobbiamo farlo insieme.
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