Questa è la dimensione popolare della politica che amiamo. Pronti a metterci in gioco nel campo largo del centrosinistra per le regionali

Questa è la dimensione popolare della politica che amiamo. Pronti a metterci in gioco nel campo largo del centrosinistra per le regionali
Intervista di Katia Valente, “Ciociaria Oggi”, 5 novembre 2022
Sul telegiornale regionale della Rai la violenza tra ragazze in centro città. Nessuno che interviene, solo risate. Maccaro: servono regole chiare.
Sedie volanti, utilizzate come “armi” per picchiarsi e sfogare sentimenti malevoli esplosi all’interno del proprio animo. Ragazze, probabilmente ragazzine, al centro dell’ennesima rissa, quella di sabato scorso in pieno centro a Cassino. Filmata e poi messa in rete, la rissa è diventata virale e ha conquistato la ribalta nazionale. Il Tgr della Rai ha mandato in onda il servizio televisivo ripercorrendo le fasi del violento alterco e la raccapricciante consapevolezza che nessuno fosse intervenuto a dividerle, piuttosto si erano impegnati a ridere e a registrare.
Necessità di regole
«Credo che le famiglie e la scuola debbano impegnarsi molto di più nell’educazione dei giovani senza aver paura di fissare regole chiare e abbiamo bisogno di uno sforzo maggiore di controllo del territorio soprattutto nelle ore notturne», ha detto l’assessore ai Servizi Sociali Luigi Maccaro davanti alle telecamere. Il fenomeno è più vasto di quanto si immagini. Anche il sabato prima un folto gruppo di ragazzi, giovanissimi e pure adulti, hanno dato in escadescenza innescando l’ennesima rissa ma all’arrivo delle forze dell’ordine il fuggi fuggi, tranne per un ragazzo ferito rimasto sul posto. Ragazzi frustrati, genitori assenti, società indifferente: è peggio di un mix alcolico. Aggiungiamo l’ingrediente forte, quello dello stupefancente, e la miscela diventa davvero esplosiva. Non è un mistero che a Cassino, come anche altrove, si facciano festini a base di cocaina in zone meno centrali ma a due passi dal Corso, diventate il perimetro dello sballo ora che l’area alle spalle del Comune è stata riqualificata.
I social tra giovani e adulti
Ecco perché Maccaro ha scattato, per Ciociaria Oggi, una ulteriore istantanea del fenomeno: «I social isolano i ragazzi fino a diventare per loro delle vere e proprie gabbie. Gabbie mentali. E poi quando si immergono nella realtà hanno bisogno di sfogare repressioni e frustrazioni, non hanno occasioni per esprimersi da protagonisti. Ce l’hanno solo quelli che fanno sport, che fanno musica, che fanno teatro ma quelli per cui non c’è un lavoro educativo importante finiscono per sfogarsi nella trasgressione. La vita, quella vera, se ci pensiamo è fatta di incontri e le persone non si incontrano più, i ragazzi si parlano attraverso i social. Questa mancanza dell’incontro e la mancanza dell’esperienza formativa più importante che si possa fare nella vita. Però, attenzione, non basta dire spegni lo smartphone. Mettere le regole è importante ma bisogna insegnare ai ragazzi a guardare lontano, bisogna fare proposte alternative che siano interessanti. Un trekking in montagna è sicuramente più formativo di una giornata sotto l’ombrellone. Ai ragazzi si insegna con l’esempio. Se non impariamo noi a posare lo smartphone quando rientriamo a casa, come possiamo pretendere che loro non lo usino per ore? I comportamenti dei ragazzi sono esattamente lo specchio dei difetti degli adulti. Non possiamo sempre prendercela con loro, dobbiamo metterci profondamente in discussione. eventualmente farci anche aiutare.ed è così anche a scuola».
La droga, dal gioco ai guai
E poi c’è il tema delle sostanze. «Teniamo gli occhi aperti, non banalizziamo niente, ci vuole pochissimo a iniziare, basta che un amico ti invita a provare per gioco ma quando poi ci sei dentro uscire uscirne è difficilissimo possono volerci anche tanti tanti anni. I primi segnali hanno a che fare con cose assolutamente legali: bevande energetiche, caffè, alcol, tabacco. Poi una volta creato il contesto ricreativo nel quale le sostanze, seppure legali, diventano un ingrediente essenziale dello stare insieme, poi arriva sempre quello più scafato che dice: “ho trovato una stecca di fumo, proviamo?”, a quel punto è già tardi». Ed è tardi per tutti, per i ragazzi, come per i genitori come per la comunità. E allora la devianza o finanche la rissa diventa “virale”, non nel senso social ma come comportamento ripetuto. Diventa una drammatica quotidianità!
Intervista di Carmela Di Domenico, “Ciociaria Oggi”, 20 ottobre 2022
La tutela dei minori sempre al primo posto. Durante il convegno è emerso che il sindaco di Cassino è tutore di 31 minori. Qual è la situazione?
Intanto voglio ringraziare gli organizzatori dell’evento per aver proposto un momento di riflessione così importante sul diritto di famiglia e su tutte le implicazioni legate alla tutela dei minori, in particolare modo quando questa incrocia l’ambito penale e penitenziario. L’ufficio per i Servizi sociali del Comune di Cassino segue molti minori, ben più dei 31 di cui il Sindaco è tutore. Quelli sono i casi più difficili per i quali l’ufficio deve dialogare cn il Tribunale per i minorenni. Ma ce ne sono diverse altre decine che comunque sono seguiti attraverso incontri e colloqui con assistenti sociali, educatori e psicologi. Sono tante le famiglie che si portano dentro storie di sofferenze, disagio, violenza ed emarginazione. A volte basta la perdita del lavoro, una separazione, una malattia e a tutti può capitare di perdere la bussola. E i figli sono i primi a pagarne le conseguenze. Per questo cerchiamo di investire tutte le risorse possibili per il supporto a queste famiglie fragili, proprio per evitare che quei 31 possano aumentare.
Un settore delicato che ha bisogno di esperienza e continua formazione. Cassino regge il passo?
Vorrei dire che abbiamo degli ottimi assistenti sociali formati tutti dall’Università di Cassino che svolgono il loro lavoro con grande professionalità ma anche con grande umanità. In questo lavoro le capacità tecniche sono fondamentali ma poi è l’empatia che fa la differenza. Le persone devono potersi fidare e affidare a chi ha ormai grande esperienza. Quello che invece manca è la presenza di educatori e psicologi. Sono sempre stato convinto che anche gli assistenti sociali debbano poter lavorare in équipe con pedagogisti e terapeuti e su questo tutta l’impostazione del Servizio sociale, specie quello rivolto a minori e famiglie debba fare un grande salto di qualità. Devo dire che nel Consorzio dei Servizi sociali ho trovato attenzione rispetto a questo punto ma è la Regione che dovrebbe stanziare nuove risorse ad hoc. E così pure sull’assistenza educativa domiciliare che è una delle più importanti forme di prevenzione all’allontanamento dei minori dal nucleo familiare.
Cosa ancora non va e cosa noi, società civile, dovremmo fare?
Credo che stiamo vivendo un periodo di grande preoccupazione sociale che impedisce alle famiglie di sentirsi parte di una comunità, di sentirsi protette dal contesto sociale a cui appartengono. Quello che taglia le gambe alle persone è la paura del futuro: la crisi economica, quella sanitaria, quella energetica ed ora la guerra. E’ pur vero che di fronte alle emergenze, come il covid e l’arrivo dei profughi, siamo capaci di grande solidarietà ma poi nel quotidiano facciamo fatica a costruire amicizie e rapporti di aiuto reciproco. Per questo penso che dovremmo cercare con ogni sforzo di abbassare la conflittualità e costruire momenti di condivisione. Tra famiglie, tra famiglia e scuola, nelle parrocchie, con il volontariato ma anche attraverso lo sport, la cultura e tutto ciò che può favorire l’aggregazione. I primi a guadagnarci sarebbero proprio i bambini: è a loro che dobbiamo restituire la speranza nel futuro, è per loro che dobbiamo impegnarci a non lasciare solo nessuno.
Avete qualche nuovo progetto nel cassetto?
Dobbiamo andare avanti sul Garante comunale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: abbiamo fatto il regolamento ora dobbiamo pubblicare l’avviso. Stiamo lavorando anche ad un avviso pubblico per la formazione di un elenco di persone o associazioni a cui affidare le attività di supporto alla tutela dei minori. Abbiamo individuato delle risorse per un progetto di supporto psicopedagogico che porteremo in Giunta nelle prossime settimane. Ed è in preparazione la terza edizione del corso sull’affido familiare. Questo per quello che riguarda l’area minori. In più nei giorni scorsi, in collaborazione con l’Assessore all’Istruzione Maria Concetta Tamburrini, abbiamo iniziato un lavoro con gli adolescenti delle classi terze dei nostri tre comprensivi sulla promozione degli stili di vita sani.
Si è tenuto, ieri 9 agosto 2022, un incontro tra i rappresentanti dei partiti del centrosinistra di Cassino.
L’occasione ha rappresentato un importante momento di confronto sull’attuale situazione politica nazionale e su quella locale in vista dei prossimi importanti appuntamenti quali le elezioni del 25 settembre per il rinnovo del Parlamento e a seguire quelle per il Consiglio regionale del Lazio.
Appuntamenti elettorali importanti che dovranno affrontare le questioni del lavoro, dell’ambiente, dei diritti.
Temi che coinvolgono anche i territori del Lazio meridionale e in particolare le comunità cittadine del cassinate.
Su tutti va ricordata la crisi del mercato dell’automobile.
Lo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano vede sempre più spesso i cancelli chiusi e il pericolo di profonde difficoltà dell’indotto tale da provocare una caduta dei livelli occupazionali.
Argomenti, oltre a quelli che riguardano le scelte economiche, sociali, diritti civili e della pace, che dovranno essere al centro del confronto politico durante questa campagna, che si preannuncia molto accesa dove la destra ha poco da dire o molto da dire in senso negativo.
E’ emersa, altresì, a seguito di un approfondito esame della situazione locale, una comune volontà di impegnarsi a rafforzare la coalizione di centrosinistra guidata dal sindaco di Cassino, Enzo Salera.
A tal fine si è concertato l’istituzione di un tavolo permanente, allargato anche a quelle forze politiche oggi non presenti in consiglio comunale, con l’intento di avviare un approfondimento sulle questioni di maggiore interesse economico e sociale.
Sarà cura dei sottoscritti coinvolgere associazioni, organizzazioni professionale e imprenditoriali, in particolare i sindacati, su temi di particolare rilevanza quali ambiente, terzo settore, viabilità, valorizzazione dell’area storico/culturale.
E’ stato programmato un primo confronto da tenersi, dopo la pausa estiva, per costruire una piattaforma politico-programmatica quale risultato di incontri organizzati con i cittadini e con ampi settori di forze progressiste e democratiche espressioni di tutta la comunità cittadina.
Riteniamo questo impegno decisivo anche per consolidare il ruolo di partiti di centrosinistra.
L’azione che intendiamo svolgere è rivolta a sostenere la tutela del lavoro e del reddito, dei diritti individuali e collettivi, di un governo democratico della globalizzazione in piana sintonia con le esigenze delle realtà nazionali e locali.
Consideriamo essenziale una Stato democratico attivo nella lotta alle disuguaglianze e capace di rendere competitivo il paese.
Sono presupposti fondamentali che ci consentono di sviluppare iniziative rivolte a valorizzare i risultati positivi ottenuti dall’attuale amministrazione.
Allo stesso tempo intendiamo proiettarci con un progetto integrato negli atti del governo cittadino, in un’opera di sostegno per una riconferma del sindaco Salera e dell’intera coalizione di centrosinistra.
Firmato
PD Romeo Fionda, Sergio Marandola e Matteo D’Aliesio
DEMOS Luigi Maccaro
PSI Fabio Iannattone
AZIONE Andrea Vizzaccaro, Maurizio Radente
Tanto tuonò che piovve. Dopo quasi dieci anni di rinvii alla fine la Regione Lazio, con il solo voto contrario del consigliere di Demos, Paolo Ciani, ha abolito la misura della rimozione delle slot machine nel raggio di 500 metri da scuole, ospedali, centri anziani.
Le sale gioco esistenti di fronte alle scuole o ai centri anziani possono continuare beatamente a proporre gioco d’azzardo legalizzato anche a persone giovani o con fragilità sociali.
Un subemendamento alla legge di assestamento del bilancio previsionale – proposta dalla Giunta e sottoscritto da consiglieri regionali di tutti i partiti, dal PD alla Lega passando per Fratelli d’Italia, Forza Italia e Gruppo misto – ha cancellato il provvedimento coraggioso che la Regione aveva approvato appena due anni fa (L.1/2020 art. 11bis). Il distanziamento viene eliminato per “tutti gli esercizi pubblici commerciali nonché alle sale da gioco già esistenti”.
Mi va di sottolineare che i consiglieri del Movimento 5 Stelle, in campagna elettorale avevano sbandierato il loro impegno in favore del distanziamento dei luoghi di gioco dalle aree sensibili.
E invece, quello che era un provvedimento legislativo sacrosanto (L.5/2013 “Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico”) teso a contenere la diffusione delle patologie legate al gioco e a limitare le infiltrazioni della criminalità organizzata, va tranquillamente a farsi benedire nella complicità bipartisan con l’industria dell’azzardo.
Unico a votare contro l’iniziativa della Giunta regionale il consigliere di DemoS – Democrazia Solidale, Paolo Ciani, che ha evidenziato come “in questi anni, tanti in quest’Aula che hanno voluto questa legge hanno cambiato idea. Come se la preoccupazione da cui erano nate le leggi nel 2013 venisse meno, quando, invece, in questi anni, purtroppo, l’azzardo è cresciuto e tante e tanti nostri concittadini sono caduti nelle maglie dell’azzardo”. Il consigliere Ciani, rivolgendosi poi ai suoi colleghi d’Aula ha aggiunto “Mi colpisce che alcuni colleghi sensibili dicano “non è che se ci sono più giochi si diffonde di più la patologia”. È esattamente così. Se ci sono più giochi si diffonde di più la patologia. Per esempio, non differenziare ciò che sono le sale gioco esplicite da bar e tabacchi, dove entrano tutti i bambini, tutti i ragazzi, tutti i cittadini, e si trovano in continuazione macchinette, gratta e vinci, Enalotto, eccetera, fa crescere esattamente questo”.
Nel Lazio, solo l’anno scorso, sono stati giocati 11 miliardi e mezzo di euro in quasi 6 mila pubblici esercizi (bar, tabaccherie, ecc.).
In Provincia di Frosinone sono attive diverse attività di prevenzione e contrasto alla diffusione del gioco anche attraverso la presa in carico di giocatori problematici attraverso percorsi individuali e gruppi di auto mutuo aiuto. Per maggiori informazioni sulla diffusione del gioco d’azzardo nella Provincia di Frosinone è possibile consultare il lavoro di ricerca realizzato dal Laboratorio di Ricerca sociale del prof. Maurizio Esposito dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale (clicca qui).
Da almeno dieci anni ci confrontiamo con tante richieste di aiuto legate al gioco d’azzardo, tanti familiari di giocatori che si rivolgono ai nostri centri d’ascolto nella speranza di trovare uno spiraglio, di vedere una luce in fondo al tunnel della dipendenza. Patrimoni bruciati nelle sale giochi, alle slot machine, con le scommesse sportive, case vendute, pensioni impegnate, usurai sempre appostati, drammi familiari come quelli che si ripetono da decenni solo che al posto dell’eroina e della cocaina in questi casi c’è il gioco d’azzardo. Tutto appare innocuo, a partire dalla parola “gioco”, dai gratta e vinci alle scommesse sportive, dalle slot machine ai giochi online e invece è un mondo, costruito ad arte, con meccanismi psicologici scientificamente messi a punto per creare dipendenza. Un sistema pseudo imprenditoriale, tutt’altro che trasparente, che rovina migliaia di persone. Un sistema che ha potuto proliferare in questi ultimi venti anni grazie ad una politica accecata dalla necessità di fare cassa, sulla pelle di almeno un milione di persone che oggi in Italia hanno un rapporto problematico con il gioco. Un sistema politico-imprenditoriale che ruppe gli indugi grazie al Governo che legalizzò le Sale Bingo nel 1999 e poi nel 2003 autorizzò le slot machine. Interventi seguiti da tutta una serie di provvedimenti finalizzati a favorire il fenomeno dell’azzardo con l’obiettivo di aumentare le entrate per lo Stato senza tenere in nessun conto i danni sulle persone.
Bisogna promuovere consapevolezza, anche per far sì che nessuno si senta solo ad affrontare la propria battaglia. Iniziamo con lo sciopero del caffè: non entriamo più nei bar che possiedono slot machine. Non dobbiamo arrenderci all’idea che non si possa tornare indietro, anche perché gli oltre 11 miliardi di euro, buttati nell’azzardo ogni anno solo nel Lazio, sono soldi sottratti all’economia reale, quella che produce occupazione e benessere. E’ un appello agli imprenditori affinché si decidano ad affiancarci in questa battaglia, perché quei miliardi potrebbero essere utilizzati per comprare auto, elettrodomestici, per fare la spesa, per andare al ristorante, per comprare giocattoli e così via. Undici miliardi sottratti al mondo del lavoro e dell’impresa. E’ ora di dire basta ma dobbiamo farlo tutti insieme.
Per informazioni e richieste d’aiuto chiamare al numero 375.7432168 oppure scrivere a gap@exoduscassino.it
Intervista di Alessia Lambazzi per il Blog L’inesistente, 15 luglio 2022
Durante la nostra visita alla Comunità Exodus abbiamo avuto modo di confrontarci con il responsabile, Luigi Maccaro, in merito al funzionamento della struttura e alla percezione della tossicodipendenza da parte della società. Prima di incontrarlo abbiamo conosciuto Silvia Scafa, referente delle attività di Unità di strada, la quale ci ha raccontato il lavoro svolto a stretto contatto con gli adolescenti.
«Il compito dell’Unità di strada è fare riduzione del rischio – proponendo l’alcol test gratuito, ad esempio – e informazione. Per raggiungere i ragazzi proviamo ad arrivare su strada e nelle scuole, dove ci occupiamo di prevenzione. Attualmente siamo in giro con la campagna “Sei tanto sicuro?”, la risposta alle informazioni provocatorie degli adolescenti convinti di poter interrompere l’uso di sostanze quando vogliono. La campagna viene promossa attraverso la carovana della prevenzione: andiamo in giro tra i comuni concordando conferenze stampa e presentazioni dei progetti, inoltre proviamo a creare rete sul territorio non soltanto insieme ai servizi ma anche con le associazioni culturali, sportive e artistiche.
Venerdì scorso, a piazza Labriola, sono riuscita a convincere un gruppo di ragazzi a creare un evento da portare in piazza: hanno proposto di posizionare al centro degli strumenti musicali e chiunque lo voglia, passando di lì, può suonarli. Devo dire che non ci scontriamo poi tanto con la diffidenza, quando ci avviciniamo agli adolescenti loro stanno al gioco, che poi si trasforma in qualcosa di serio. Probabilmente sono meno propositivi rispetto alla nostra generazione, ma quando ci poniamo in ascolto smettono di sentirsi giudicati».
Questa Comunità è una delle sedi della Fondazione Exodus, che nasce come progetto all’interno dell’Opera Don Calabria, una congregazione con sede a Verona e di cui fa parte Don Antonio Mazzi. Nel 1984 Don Antonio si occupava di un centro di formazione professionale per ragazzi disabili in prossimità del parco Lambro – a quel tempo il più grande luogo di spaccio a Milano – e a partire da qui è nata l’idea di accogliere ragazzi con problemi di tossicodipendenza proponendo esperienze itineranti mediante il progetto delle carovane. Durante i primi anni venivano accolti all’interno di una cascina nel parco Lambro ragazzi tossicodipendenti per una fase di disintossicazione che durava tre mesi. Da lì partivano per esperienze itineranti in Italia e in Europa fino a nove mesi o un anno.
All’epoca in Italia la tossicodipendenza era un problema di ordine pubblico. Don Antonio con il suo progetto suggeriva esperienze interessanti, in modo tale che le persone decidessero di far riemergere la parte buona di sé. Una di queste carovane, risalendo dalla Puglia, ha chiesto ospitalità all’abbazia di Montecassino. L’abate del tempo, allora, ha incitato gli operatori a fermarsi per un periodo più lungo dato che all’epoca – nel 1989 – il problema della droga era sentito in maniera diversa, c’erano morti per overdose o per Aids e Cassino non era immune. Dopodiché è stata messa a disposizione questa struttura, che era una casa colonica abbandonata, ed è iniziata l’avventura. Nel frattempo sono cambiate le leggi. Con la 109/1990 sono stati istituiti i S.E.R.D, dunque la cura è passata a strutture con requisiti specifici e personale dedicato. Dalle carovane in varie parti d’Italia sono nate delle comunità residenziali, oggi se ne contano circa venti.
All’inizio della nostra attività gli abitanti del vicinato nutrivano delle preoccupazioni, nei primi dieci anni abbiamo lavorato per formalizzare la presenza della struttura e impostare il programma di riabilitazione. Nel 2000 sono diventato responsabile e ha preso avvio il dialogo con la Asl, i comuni del territorio e le scuole al fine di attivare progetti di prevenzione: peer education, formazione insegnanti, sportelli di ascolto. Alla riabilitazione si è aggiunta la prevenzione. Abbiamo poi dato vita a una Cooperativa sociale per occuparci del reinserimento lavorativo delle persone che terminano il programma, alle quali proponiamo un periodo di lavoro di sei mesi.
Ora abbiamo superato il terzo decennio e dal 2010 è stato avviato un percorso di trasformazione della cascina con l’obiettivo di creare un Centro di aggregazione giovanile. Insomma, una bella rivincita rispetto ai timori iniziali, ma soprattutto un consolidamento del rapporto tra comunità e territorio. Questa città ci ospita da trent’anni, noi ci mettiamo a disposizione dei bisogni ai quali possiamo dare una risposta, come il gruppo di auto aiuto rivolto alle persone che sperimentano una dipendenza da gioco d’azzardo.
Abbiamo creato un Centro diurno per minori, ancora in via sperimentale perché aperto solo da un anno, come risposta intermedia che i comuni possono dare ai minori inseriti in nuclei familiari difficili per i quali si può evitare il collocamento in casa famiglia lavorando al supporto della genitorialità. La nostra ultima follia tre anni fa, abbiamo presentato una lista alle elezioni comunali per esaltare il rapporto tra la comunità e il territorio. Tutti eravamo alla prima esperienza politica e avevamo il desiderio di mettere a disposizione della comunità un bagaglio di esperienza e competenze: ora abbiamo due consiglieri comunali e io sono assessore ai Servizi Sociali.
L’unica costante è l’indifferenza. Trent’anni fa c’erano morti per overdose e Aids, ma i più pensavano che il problema non li riguardasse. Negli anni Novanta sono arrivate le droghe sintetiche e hanno cominciato ad avvicinarvisi non solo le persone che vivevano in quartieri difficili ma anche altri, perché queste sostanze – come l’ecstasy ad esempio – potevano essere utilizzate per il divertimento. Negli ultimi dieci anni, poi, il prezzo della cocaina è crollato e nel frattempo la tossicodipendenza ha raggiunto tutte le classi sociali.
Oggi gli adulti e le istituzioni non si rendono conto della gravità del problema. Il 30% degli studenti italiani ha fatto uso di droghe e, a partire dai risultati di alcune ricerche, sappiamo che molti ragazzi con disturbo ADHD – o con altre forme di disagio non diagnosticate – trovano nelle sostanze una sorta di auto medicamento. La società è intrisa di rapporto con le sostanze, non più figlie di una condizione di disagio ma condimento della vita.
Il tema vero, a mio parere, non è tanto la cura delle persone tossicodipendenti quanto la cura di una società fondata sull’egoismo: non ci si accorge che se i nostri figli dovessero incontrare esperienze di devianza la causa sarebbe in parte attribuibile ai loro errori, ma in larga parte al fatto che non viene offerto molto altro a coloro che non hanno ancora una strada ben segnata. Noi ci prendiamo cura delle persone fragili, l’obiettivo però è quello di prenderci cura di una società dipendente dal possesso. Ci proponiamo al territorio come punto di riferimento per la cura dei ragazzi.
Devo dire che anni fa era decisamente più forte. Oggi arrivano ragazzi molto giovani che fanno uso di sostanze meno impattanti sul fisico, quindi il pregiudizio è minore. C’è anche più fiducia nei confronti della comunità. Il problema vero è che manca il lavoro: prima i ragazzi che accoglievamo avevano avuto modo di fare delle esperienze lavorative, oggi non ne hanno.
Quella di San Patrignano è stata un’esperienza molto particolare, penso unica. Il programma di riabilitazione non può che essere fondato sulla libera scelta della persona. La metà dei nostri utenti si trova in misura alternativa alla detenzione, in ogni caso sono liberi di scegliere se restare: il cancello è chiuso ma resta sempre aperto e i ragazzi devono decidere ogni giorno di portare avanti il loro impegno. Un lavoro educativo senza la libera adesione al programma sarebbe impossibile.
È vero che all’inizio molti arrivano qui per far contenti i genitori o per trovare accoglienza, successivamente bisogna lavorare sulla motivazione. A tal proposito abbiamo introdotto da qualche anno l’orientamento motivazionale con un coach che organizza sia incontri di gruppo sia individuali per far sì che la motivazione cresca. Almeno la metà degli abbandoni precoci del programma avvengono nell’arco dei primi tre mesi, dunque è importante sostenere i ragazzi affinché superino quella soglia. C’è bisogno di un lavoro che vada in profondità e consenta alle persone di capire quali sono le ragioni per cui si è intrapreso un certo tipo di percorso e che cosa va ricostruito in termini di personalità e capacità relazionali per evitare di ricadere negli stessi errori. L’approccio pedagogico, terapeutico e motivazionale lavorano insieme.
In questi anni la richiesta arriva dal carcere nel 50% dei casi. Ci occupiamo di chiamare in causa il S.E.R.D di appartenenza in base alla residenza oppure quello interno alle strutture detentive, che avvia il percorso di preparazione: colloqui con assistenti sociali e psicologi, ad esempio. Anche noi svolgiamo dei colloqui conoscitivi in carcere e, completata la fase di preparazione, diamo disponibilità all’avvocato che, successivamente, si rivolge al giudice per la concessione della misura alternativa. Le richieste arrivano anche da parte delle famiglie, le quali vengono indirizzate sempre al S.E.R.D perché nel loro programma si prevede, tra le altre cose, l’ingresso in comunità. Per troppo tempo queste due realtà sono state viste come separate e qualche volta anche alternative, ma la co-progettazione del programma di riabilitazione con gli operatori del S.E.R.D è fondamentale.
Al termine del programma le persone tornano a casa, ma continuano ad essere seguite dal S.E.R.D dove riprende il programma ambulatoriale. Chi porta a conclusione il percorso torna spesso a trovarci, qualcuno continua a partecipare agli eventi di gruppo o ai colloqui con lo psicologo.
Nel quotidiano i ragazzi portano avanti le attività connesse alla gestione della casa, inoltre ci sono le attività educative fatte di colloqui con gli operatori per l’aggiornamento del progetto educativo personale oppure sport, teatro, volontariato. Proponiamo, poi, le attività terapeutiche come i gruppi con lo psicoterapeuta e il coaching motivazionale. Una volta al mese si organizza un’uscita che consenta ai ragazzi di stare a contatto con l’esterno: per noi è sempre stato importante evitare il più possibile la reclusione.
26 giugno Giornata mondiale di lotta alla droga. O sarebbe meglio dire “Giornata mondiale della Memoria di quando Istituzioni e Comunità lottavano insieme contro la diffusione delle droghe”.
Un tempo erano le Comunità. Oggi con l’espressione “privato sociale” si include tutto e di più e forse troppo. Ma soprattutto non ci sono più le Istituzioni.
Non c’è un Governo che abbia una strategia chiara né un piano nazionale di intervento.
Non ci sono Regioni (e il Lazio non fa eccezione!) che abbiano un programma di interventi coordinati e condivisi.
L’unica parola d’ordine è “riduzione del danno” buona solo per mascherare una sconfitta educativa. Che però non paghiamo noi, pagheranno i nostri figli.
Ai quali vengono negati programmi di prevenzione del disagio, promozione di stili di vita sani, accompagnamento educativo al protagonismo nella loro crescita.
Restano i Ser.D. malridotti e senza personale che un tempo riuscivano a garantire anche gli sportelli di ascolto nelle scuole (i CIC per chi se li ricorda) ma ormai non più da almeno quindici anni.
Restano le Comunità a fare da avamposti solitari, a testimoniare che c’è un mondo che non vuole arrendersi, a ricordare che le droghe (tutte) fanno male e che con il gioco d’azzardo (anche se legalizzato) ci si fa male.
Noi non molliamo.
Da almeno dieci anni ci confrontiamo con tante richieste di aiuto legate al gioco d’azzardo, tanti familiari di giocatori che si rivolgono ai nostri centri d’ascolto nella speranza di trovare uno spiraglio, di vedere una luce in fondo al tunnel della dipendenza. Patrimoni bruciati nelle sale giochi, alle slot machine, con le scommesse sportive, case vendute, pensioni impegnate, usurai sempre appostati, drammi familiari come quelli che si ripetono da decenni solo che al posto dell’eroina e della cocaina in questi casi c’è il gioco d’azzardo. Tutto appare innocuo, a partire dalla parola “gioco”, dai gratta e vinci alle scommesse sportive, dalle slot machine ai giochi online e invece è un mondo, costruito ad arte, con meccanismi psicologici scientificamente messi a punto per creare dipendenza. Un sistema pseudo imprenditoriale, tutt’altro che trasparente, che rovina migliaia di persone. Un sistema che ha potuto proliferare in questi ultimi venti anni grazie ad una politica accecata dalla necessità di fare cassa, sulla pelle di almeno un milione di persone che oggi in Italia hanno un rapporto problematico con il gioco. Un sistema politico-imprenditoriale che ruppe gli indugi grazie al Governo che legalizzò le Sale Bingo nel 1999 e poi nel 2003 autorizzò le slot machine. Interventi seguiti da tutta una serie di provvedimenti finalizzati a favorire il fenomeno dell’azzardo con l’obiettivo di aumentare le entrate per lo Stato senza tenere in nessun conto i danni sulle persone.
Nel frattempo gli italiani, dalle casalinghe ai pensionati, dai professionisti agli operai sono sempre più vittime di questo mondo oscuro e perverso, l’industria dell’azzardo, la macchina da soldi che è diventata fonte di entrate fiscali per cui oggi sembra che non se ne possa fare più a meno.
Finalmente si cominciano a produrre sforzi per arginare il fenomeno: interventi pubblici e privati per rispondere ad un bisogno di cura ma anche e soprattutto ad un bisogno di informazione, consapevolezza, prevenzione. Bisogna promuovere una mentalità critica capace di resistere alle tentazioni di questo mostro senza volto. A partire dai giovani, dai ragazzi nelle scuole, da quegli adolescenti sempre alla ricerca di novità, di rischio, di trasgressione ma anche così fragili e vulnerabili e per questo facili da affascinare con le possibilità di facile guadagno pubblicizzate dovunque.
Intanto le piattaforme di gioco si sono spostate rapidamente sugli smartphone tanto che il gioco online ha già superato per volume di fatturato il gioco tradizionale. I signori dell’azzardo studiano e pianificano come raggiungere i loro obiettivi e tutti i target hanno in comune il tratto della fragilità, a partire dai giovani: un ragazzo che utilizza la paghetta in azzardo probabilmente diventerà un adulto pronto a buttare lo stipendio in qualche sala scommesse. Dalla ricerca condotta dal Laboratorio di Ricerca sociale del prof. Esposito risulta che il 40% degli studenti intervistati ha partecipato a scommesse sportive e la stessa percentuale di studenti delle scuole superiori, quando gioca a carte, lo fa giocandosi denaro ed anche cifre considerevoli.
Insomma la nostra preoccupazione deve rivolgersi in maniera prioritaria agli studenti e le risorse disponibili per la prevenzione devono essere utilizzate in maniera molto concreta coinvolgendo le scuole del nostro territorio altrimenti sarà impossibile invertire la tendenza rilevata dall’Università di Cassino. C’è un mondo giovanile fragile e influenzabile che però può essere aiutato a diventare protagonista di queste strategie di prevenzione, attraverso percorsi di peer education. Le famiglie ci mettono troppo tempo a rivolgersi ai servizi, lo fanno quando ormai la dipendenza diventa cronica. Bisogna scommettere, è il caso di dirlo, sulla prevenzione.
Bisogna promuovere consapevolezza, anche per far sì che nessuno si senta solo ad affrontare la propria battaglia. Iniziamo con lo sciopero del caffè: non entriamo più nei bar che possiedono slot machine. Non dobbiamo arrenderci all’idea che non si possa tornare indietro, anche perché gli oltre cento miliardi di euro, buttati nell’azzardo ogni anno in Italia, sono soldi sottratti all’economia reale, quella che produce occupazione e benessere. E’ un appello agli imprenditori affinché si decidano ad affiancarci in questa battaglia, perché quei miliardi potrebbero essere utilizzati per comprare auto, elettrodomestici, per fare la spesa, per andare al ristorante, per comprare giocattoli e così via. Cento miliardi sottratti al mondo del lavoro e dell’impresa. E’ ora di dire basta ma dobbiamo farlo tutti insieme.
Aggiornamento
Purtroppo dobbiamo registrare un passo indietro gravissimo compiuto dalla Regione Lazio che con un sub emendamento all’ultimo assestamento di bilancio ha approvato a larga maggioranza – con il solo voto contrario del Consigliere Paolo Ciani di Demos – Democrazia solidale – la misura del distanziamento delle slot machine di almeno 500 metri dai luoghi sensibili come scuole, ospedali, centri anziani, ecc. Per approfondire clicca qui: https://www.luigimaccaro.it/la-regione-lazio-inciampa-nelle-slot-machine/
SocialNews | 1 |
Il report delle attività del progetto CassinoRisponde, il mio intervento in Consiglio comunale, la riapertura dei centri estivi, il lavoro dei consiglieri Demos.
Sono giorni carichi di aspettative sugli effetti della ripresa delle attività. Ripartire è urgente non solo per l’economia ma soprattutto per la dimensione sociale vera che abbiamo dovuto mettere da parte e che è vitale soprattutto per bambini e ragazzi finora costretti in casa.
Il mio intervento in Consiglio comunale Siamo ormai nel pieno della Fase 2 e insieme alle attività riprendono anche le polemiche sterili da parte di chi non ha né idee né proposte malgrado calchi da decenni la scena politica. Nella mia risposta al Consiglio Comunale di venerdì scorso ho cercato di non scendere al suo livello e alzando un po’ il tono della discussione ho cercato di far capire qual è la nostra idea di politica intesa come servizio alla comunità.
I numeri di “CassinoRisponde” Il Consiglio comunale si è aperto con una relazione del nostro Sindaco, Enzo Salera, il quale ha presentato tutta l’attività dell’Amministrazione comunale di fronte all’emergenza Covid19 ed in particolare i risultati del progetto CassinoRisponde dal 9 marzo al 14 maggio.
Più proposte concrete dalla minoranza, please Ottima come sempre la Capogruppo Demos Alessandra Umbaldo che nell’ultimo Consiglio comunale, a differenza di quanto qualcuno ha voluto pensare e far credere, ha fatto un intervento di apertura alla collaborazione con le opposizioni. Ha detto “va bene la critica all’operato della maggioranza ma che sia costruttiva, accompagnata cioè da proposte operative vere, concrete, realizzabili”. Ecco, io credo che se non si esce da questa vecchia logica di doversi annientare a vicenda pensando di poter incassare poi i risultati nella prossima campagna elettorale, non si cambia. E invece noi dobbiamo cambiare.
“La scuola a colori” e “La macchina delle favole” Ancora una volta il nostro Consigliere Demos Bruno Galasso è stato protagonista di iniziative culturali rivolte ai bambini con il progetto “La scuola a colori”, la canzone che ha coinvolto centinaia di bambini di Cassino ma anche di tante altre parti d’Italia e del mondo e del progetto “La macchina delle favole”. Queste operazioni hanno un valore politico straordinario per chi lo sa cogliere. Bisogna dire che, oggettivamente, dei bambini in questo periodo, non si é occupato nessuno. Per questo abbiamo pensato che fosse necessario prendere per mano coloro che erano più smarriti di fronte alle vicende del Covid-19.
Le interviste di “Demos Informa” Fabio Gervasio sta facendo un lavoro straordinario con le interviste della rubrica “Demos informa” arrivata ormai alla 18ma puntata. Il percorso attraversa la società nella sua interezza grazie al contributo degli autorevolissimi ospiti: dal Sindaco di Cassino al Rettore dell’Università, dal Consigliere Paolo Ciani a tanti altri amministratori, psicologi, professori universitari, insegnati e protagonisti dell’Italia che resiste al tempo del Covid-19. Sul canale YouTube la playlist con tutte le interviste.
Più speranza, meno pessimismo Nell’ultimo Consiglio comunale abbiamo sentito prefigurare da qualcuno scenari apocalittici e ansiogeni per i prossimi mesi. Io non credo che questo sia l’atteggiamento giusto. Questa è la nostra partita. Come per quelli che sono venuti prima di noi le partite erano la guerra e il nazifascismo, il terrorismo degli anni ‘70, le stragi mafiose. Compito della politica non è cavalcare le paure, quello si chiama populismo. Compito della politica è guardare avanti con fiducia. Ci salverà l’impegno, la fatica, la responsabilità non certo il piagnisteo!
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“Siamo esempio virtuoso”
(DIRE – Notiziario Sanità) Roma, 22 gen. – Nella sala convegni di via Voghera 35a, l’Agenzia capitolina sulle tossicodipendenze, istituzione di Roma Capitale, ha presentato i risultati ottenuti e i dati ricavati dalle attività svolta sul territorio attraverso l’erogazione dei servizi nel corso dell’anno solare 2013. “I risultati ottenuti dai servizi dell’Agenzia capitolina sulle tossicodipendenze sono eccezionali’, dichiara Luigi Maccaro, presidente dell’Act. In particolare, sottolinea, ‘i traguardi raggiunti dai servizi di prevenzione e promozione di stili di vita sani, dimostrano, ancora una volta, la validità del percorso intrapreso nell’ultimo quinquennio, poiché confermano l’assunto che il fenomeno della tossicodipendenza si possa combattere prevenendo, informando sui rischi e fornendo valide alternative all’utilizzo di sostanze. Il sistema proposto dall’Agenzia si riconferma, così, un esempio virtuoso per l’Italia e per il resto d’Europa, poiché risponde, in maniera compiuta, ai bisogni effettivi dei cittadini di Roma Capitale, grazie anche alla collaborazione degli enti gestori che hanno erogato i servizi per conto dell’Agenzia”.
Con l’attivazione del ‘Nuovo quadro dei servizi cittadino”, coerentemente con le linee guida proposte dal Piano di azione nazionale (Pan) sulle droghe e in attuazione del piano programma approvato dall’Assemblea capitolina, l’Agenzia capitolina sulle tossicodipendenze ‘ha portato un sostanziale cambiamento nell’ambito dei servizi dedicati alla problematica delle tossicodipendenze, proprio con l’obiettivo di renderli maggiormente qualificati e rispondenti alle esigenze dei cittadini’. Dal 2009 al 2013, all’interno dei servizi stanziali erogati dall’Act, si è registrata una diminuzione progressiva (pari al 18,9%) in termini utenti accolti: 783 nel 2009, 719 nel 2010, 690 nel 2011, 674 nel 2012 e 635 nel 2013. Nel corso del 2013, i servizi stanziali erogati sul territorio di Roma hanno accolto il 5,8% in meno rispetto all’anno 2012.
Ciò dimostra ‘una riduzione degli utenti tossicodipendenti attivi, accolti nei nostri Servizi, sul territorio di Roma Capitale’. La diminuzione riguarda soprattutto i servizi a bassa soglia, erogati dagli stessi enti sin dal 2000, che nel 2013 hanno registrato un calo dell’utenza pari al 7,8%, mentre ‘viene confermata la validità dei servizi a soglia intermedia’, che registra un leggero decremento pari a una flessione del 2,5%, il che denota una maggiore corrispondenza tra domanda e offerta rispetto ai servizi a bassa soglia.
Infine, ‘decisamente migliorato’ risulta l’incremento dei servizi di alta soglia, con un aumento complessivo di utenti pari a ben il 25% rispetto al 2012: segno che il lavoro svolto all’interno dei Servizi a soglia intermedia, nell’anno precedente, ‘è risultato efficace, in quanto ha consentito di accompagnare l’utente verso percorsi ad alta soglia finalizzati a consentirne il recupero e il reintegro nel tessuto socio-lavorativo e, ove possibile, familiare’.
Per quanto concerne i servizi di prevenzione, in ciascuno si può riscontrare un importante aumento percentuale dei contatti realizzati nel 2013 rispetto a quelli totalizzati nel 2012. Il servizio denominato Comunicazione in rete ha totalizzato 74.827 contatti, superando del 57% l’obiettivo stabilito. Lievemente superiore all’obiettivo stabilito dalla convenzione risulta anche il numero di contatti totalizzati dal servizio Prevenzione in rete: 38.479 su 38.095, ovvero l’1% in più rispetto ai parametri di riferimento.
I servizi di prevenzione nelle scuole secondarie di secondo grado, rivolti agli studenti tra i 13 e i 20 anni ed erogati in ciascun municipio di Roma Capitale, hanno ottenuto un notevole incremento, migliorando di gran lunga i già ragguardevoli risultati concretizzati nel 2012. Mentre nel 2012 sono stati realizzati 5.086 contatti totali, 1281 in più (+33,7%) rispetto all’obiettivo fissato dalla convenzione, nel 2013 ne sono stati registrati 16.719, ossia il 192,6% in più rispetto all’obiettivo fissato dalla convenzione, migliorando del 191,2%, ovvero 9.724 contatti, il risultato dell’anno precedente. Questo aumento considerevole dei contatti effettuati ‘evidenzia l’interesse da parte dei ragazzi coinvolti nelle attività di prevenzione i quali, attraverso il confronto con gli operatori e lo scambio di informazioni tra pari, riescono ad assumere maggior consapevolezza in merito ai rischi connessi all’uso di sostanze nonché dell’importanza di avere una sistema di relazioni in grado di supportare un percorso di crescita e maturazione attraverso gli stili di vita sani’.
Per quanto riguarda i servizi di promozione di stili di vita sani, possiamo notare che il servizio Prevenzione di comportamenti a rischio e promozione di stili di vita sani ha registrato un incremento del 347,4% rispetto all’obiettivo, e che il servizio denominato Comunità giovanile, la prima a finanziamento pubblico attivata in Italia, ha totalizzato, nel 2013, 8.431 contatti, superando del 40,5% gli obiettivi previsti dalla convenzione e realizzando una media di 580,6 nuovi contatti al mese. ‘L’importante lavoro di promozione e radicamento sul territorio, che nel 2012 aveva visto un incremento dei contatti, rispetto all’obiettivo, pari al 224,7%, ha determinato, quindi, nel 2013, un’ulteriore crescita del servizio, consentendo di mantenere uno scarto positivo quantitativamente elevato rispetto all’obiettivo’.
Nel complesso, i servizi di promozione di stili di vita sani hanno migliorato del 19,1% il risultato raggiunto lo scorso anno, registrando 3.027 contatti in più. Infatti, mentre nel 2012 i contatti registrati sono stati 15.827, 9.827 (+163,8%) in più rispetto all’obiettivo fissato dalla convenzione, nel 2013 sono stati registrati 21.854 contatti, 12.854 (+142,8%) in più rispetto all’obiettivo fissato dalla convenzione. Tali risultati denotano come le categorie degli adolescenti e dei giovani adulti, ‘quando possono usufruire di spazi e progetti che promuovano l’agio come alternativa al disagio, rispondano positivamente alle attività ed ai progetti che gli permettono di vivere una vita sana e di crescere in una condizione drug-free’.
Per quanto riguarda i servizi di consulenza, informazione e orientamento, ‘il numero verde ha realizzato, in poco meno di 8 mesi, 1.969 contatti complessivi, totalizzando una media di 246,13 contatti mensili, mentre il Centro di consulenza e orientamento per minori, singoli, coppie e famiglie con problemi di tossicodipendenza, a sua volta, nei primi cinque mesi di attività, ha totalizzato 700 contatti, con uno scarto in negativo del 46,5%, rispetto all’obiettivo previsto”, spiega Massimo Canu, direttore generale dell’Act.
“Questi numeri sono il frutto di una nuova strategia di intervento, che mette al centro il recupero integrale della persona: con un’attenzione particolare ai giovani e alle famiglie, ed investendo fortemente sul fronte della prevenzione, dell’accoglienza, del recupero, del reinserimento socio-lavorativo e della promozione di stili di vita sani, siamo riusciti ad ascoltare i bisogni della gente ed a dare una risposta, in termini di servizi, che tenga conto di un fatto semplice ma importante: si parla di persone, con dei valori, dei problemi ed alla ricerca di risposte soprattutto dal mondo degli adulti e da quello delle istituzioni, titolari della responsabilità di trasmettere proprio quei valori necessari su cui basare la convivenza sociale e civile”, aggiunge padre Matteo Tagliaferri, consigliere dell’Act e fondatore della comunità ‘InDialogo’.
L’Agenzia, conclude Santo Rullo, consigliere dell’Act, ‘ha risposto fin dal 1998 alle esigenze del territorio e alla necessità di far funzionare meglio il settore, con le sue peculiarità. Logicamente, le risposte di cui necessita la popolazione oggi non sono quelle di 15 anni fa: mentre all’epoca i servizi a bassa soglia rispondevano a un’esigenza che era preponderante rispetto ad altre, oggi appare sempre più evidente la necessità di continuare a investire nel rapporto con gli adolescenti ed i giovani rispetto alle sostanze, sia in virtù del progressivo abbassamento dell’età di primo contatto, sia perché le politiche sociali di prevenzione generano, nel lungo periodo, ragguardevoli economie nelle politiche sanitarie, alleggerendo i costi, sostenuti dai contribuenti, per il servizio sanitario”.
(Wel/ Dire)
La presentazione dei dati stamattina alla Sala del Carroccio
er il terzo anno consecutivo, l’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze, Istituzione di Roma Capitale, presenta i risultati ottenuti e i dati ricavati dalle attività che ha svolto sul territorio attraverso l’erogazione dei servizi durante il 2011. La pubblicazione scientifica “Prevenire, accogliere e reinserire, per una vita libera dalle droghe: i risultati degli interventi dell’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze finanziati con D.G.R. Lazio n. 233/2009” è stata realizzata dall’Istituzione in collaborazione con le Università “Sapienza” e “Europea” di Roma e si è posta l’obiettivo di raccogliere, in maniera organica e scientificamente coerente, l’immensa mole di dati provenienti da tutte le azioni progettuali realizzate sul territorio di Roma Capitale dall’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze, attraverso il finanziamento della Regione Lazio.
CAMPIONE STATISTICO – La pubblicazione presentata oggi, con circa 50.000 giovani contattati, tra i 13 e i 30 anni, rappresenta il più ampio campione statistico in Italia per lo studio e la conoscenza del fenomeno delle droghe, legali ed illegali, e degli aspetti relazionali, emotivi e familiari ad esse collegate, nella popolazione giovanile, grazie all’attività del gruppo di lavoro tecnico-scientifico istituito tra l’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze, la Sapienza e l’Università Europea di Roma.
DATI – I dati sono stati raccolti attraverso il sistema per il monitoraggio delle dipendenze, denominato GIANO – Gestione Integrata, Analisi e Orientamento, realizzato dall’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze nel 2009, aggiornato e implementato nel 2011, che ha permesso di raggiungere un elevato livello di specificità di dati, sia sulla cittadinanza coinvolta, sia sulla qualità e sulla quantità di interventi proposti, riuscendo a delineare un quadro dei bisogni del territorio di Roma e dei suoi cittadini, proponendo attività progettuali e servizi sempre più adeguati, al passo con il fenomeno della tossicodipendenza.
LE AZIONI PROGETTUALI –
5 Azioni Progettuali «City Care – Sportello Sociale»
5 Azioni Progettuali «Prevenzioni Giovani e Peer Education»
1 Azione Progettuale «Sportello Sociale per minori e giovani adulti a rischio penale»
1 Azione Progettuale «Centro Accoglienza per giovani adulti a rischio penale»
8 Azioni Progettuali «Orientamento e reinserimento lavorativo»
1 Azione Progettuale «Interventi straordinari per minori a rischio con genitori tossicodipendenti»
1 Azione Progettuale «Replan»
1 Azione Progettuale «Prevenzione primaria e secondaria per figli di genitori tossicodipendenti»
1 Servizio «Comunità di pronta accoglienza madre-bambino»
I NUMERI –
oltre 92.000 persone contattate,
quasi 1.600 utenti accolti presso le strutture presenti nel territorio,
circa 37.749 “schede di primo contatto”
circa 10.534 questionari “Minerva” somministrati ad adolescenti e giovani adulti.
CONTATTI RAGGIUNTI –
City Care 55.398
Peer Education 36.147
Prevenzione primaria e secondaria per figli di genitori tossicodipendenti 462
Replan (Progetto per il reinserimento lavorativo) 69 contatti + 17 uttenti
NUMERO UTENTI –
Orientamento e reinserimento lavorativo 1475
Centro Accoglienza per minori e giovani adulti a rischio penale con problemi di tossicodipendenza – 24 utenti
Interventi straordinari per minori a rischio con genitori tossicodipendenti – 28 utenti
Sportello Sociale per minori e giovani adulti a rischio penale con problemi di tossicodipendenza – 16 utenti
Comunità di pronta accoglienza madre-bambino – 7 utenti
MINERVA –
Il totale dei questionari “Minerva” somministrati è 10.534, tramite le azioni progettuali:
Peer education, 9.024
City Care, 1.299
Sportello sociale, 211
SCHEDE PRIMO CONTATTO –
Il totale delle Schede di primo contatto è 37.749, tramite le azioni progettuali:
City Care, 26.302
Peer Education, 9.900
Orientamento e reinserimento lavorativo 1.482
Centro Accoglienza Rischio Penale 23
Interventi straordinari 28
Sportello Sociale 14
Grazie agli interventi di prevenzione promossi dall’Agenzia nelle scuole:
il 95% dei ragazzi intervistati ha ammesso di aver acquisito maggiore consapevolezza rispetto ai rischi legati alle sostanze;
il 53% ha dichiarato di aver adottato atteggiamenti diversi, più sani e coerenti con una vita libera dalle droghe.
LA RICERCA –
Dall’analisi dei dati ricavati dal questionario Minerva, è risultato che:
TABACCO
Il 32,6% si dichiara consumatore abituale e il 2,4% è un fumatore occasionale;
Il 14% del campione ritiene che il fumo abbia effetti positivi;
il 55% del campione desidererebbe avere maggiori informazioni riguardanti il fumo.
ALCOL
più del 60% dei giovani intervistati dichiara di essere un social drinker (da 3-4 volte l’anno a 3-4 volte al mese);
il 26,6% risulta essere un binge drinker (4 drink per le donne, 5 drink per gli uomini, da 1 a 8 episodi nell’ultimo mese);
il 18,8% del campione afferma che bere alcolici produce effetti positivi (con picco del 25,5% nei municipi I, II, III e IV di Roma Capitale);
oltre il 60% del campione desidererebbe ottenere maggiori informazioni sull’alcol.
CANNABINOIDI
più del 62,8% del campione non ha mai fumato cannabinoidi; oltre il 13% fuma abitualmente;
il 54,5% dichiara di consumare bevande alcoliche in aggiunta all’uso di cannabis;
più del 18% dei giovani ritiene che la cannabis abbia effetti positivi;
circa il 40% del campione vorrebbe acquisire maggiori informazioni circa i cannabinoidi.
SOSTANZE STUPEFACENTI
il 93% del campione, non ha mai utilizzato altre sostanze stupefacenti, esclusa la cannabis;
il 5% dichiara di essere un consumatore occasionale;
l’1,3% si dichiara consumatore abituale;
il 43% dichiara di non conoscere i danni arrecati dalle sostanze;
oltre 5.000 adolescenti e giovani adulti (60,6%) desiderano acquisire nuove informazioni sulle sostanze stupefacenti.
—
La Capitale libera dalle droghe: risultati dell’agenzia sulle tossicodipendenze
https://www.romatoday.it/cronaca/dati-agenzia-tossicodipendenze-roma-2012.html
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