33 anni, la festa e il ringraziamento

33 anni, la festa e il ringraziamento

Abbiamo due appuntamenti importanti durante l’anno. Il 26 giugno, giornata mondiale di lotta alla droga, occasione per riflettere sul lavoro fatto, sull’evoluzione del fenomeno dipendenze e sulle nuove strategie da mettere in campo insieme agli altri attori sociali che si occupano di giovani. E il 28 ottobre, giorno dell’inaugurazione della comunità Exodus di Cassino, quando nel 1990, con una messa concelebrata dall’Abate Bernardo e da don Antonio Mazzi, si dava inizio ad un cammino che oggi compie 33 anni. Una giornata di festa e di ringraziamento.

In comunità si dovrebbe far festa continuamente, per tutte le persone che nel lavoro quotidiano ritrovano fiducia in se stesse, nelle relazioni umane, positive, aperte, coinvolgenti, cercando faticosamente un reinserimento sociale per mettere alla prova il cambiamento e la responsabilità ritrovati durante la riabilitazione.

33 anni sono tanti, un percorso che ci consente di guardarci indietro e osservare con una certa soddisfazione a questi oltre tre decenni, alle tante avventure nel campo della prevenzione, della cura e del reinserimento delle persone con gravi difficoltà. Ma questa storia ci impegna soprattutto a guardare al futuro, a continuare questo impegno, a cercare continuamente nuove possibilità per aiutare i ragazzi a non rovinarsi la vita, con la stessa speranza, con la stessa determinazione che hanno caratterizzato questi anni e che abbiamo imparato dal nostro fondatore.

Dobbiamo essere riconoscenti a chi ha aperto questa strada, a quelli che ci hanno seguiti nei primissimi anni, agli operatori che hanno scelto di rovinarsi un po’ la vita in questa esperienza, ai volontari che hanno sperimentato la bellezza della donazione di sé, agli amici di Exodus, donatori, sostenitori che ci hanno permesso di credere in progetti che da soli non saremmo mai riusciti a realizzare.

Ma questa è soprattutto la festa dei ragazzi, delle persone che in comunità credono nella possibilità di una vita di nuovo normale, aiutandosi a vicenda, cercando speranza nel futuro, spesso a denti stretti. Dimostrando che le dipendenze possono essere sconfitte, che se ne può uscire recuperando in pieno sé stessi, che non dobbiamo arrenderci anche quando ci sembra che il nemico sia enormemente più forte di noi. Perché, dobbiamo dircelo, il mondo del disagio e delle dipendenze è cresciuto in maniera spaventosa ed è tutto terribilmente a portata di mano dei nostri adolescenti: fumo, droghe, alcol, gioco d’azzardo, pornografia.

Io penso che abbiamo messo radici robuste e che possiamo guardare al futuro con la certezza che abbiamo ancora sfide importanti da cogliere guidati dal sogno che per tutti i “Lucignolo” del nostro tempo ci sia la possibilità concreta di cambiare il proprio destino. Per questo ci auguriamo di continuare così, meglio di così, insieme. Per questo invitiamo tutte le scuole, soprattutto le scuole medie e gli istituti superiori ad organizzare una visita didattica, fra un museo e un’oasi naturalistica, anche nella nostra comunità dove l’incontro con i ragazzi e con gli operatori può diventare per gli studenti un’esperienza straordinaria e indimenticabile. Un’occasione formativa utile a riflettere su sé stessi, sulle scelte che si fanno, sui rischi che si corrono. Noi li aspettiamo perché abbiamo 33 anni di storie da raccontare, una ricchezza per il nostro territorio che va messa a frutto.

Il Lazio inciampa nelle slot

Il Lazio inciampa nelle slot

Tanto tuonò che piovve. Dopo quasi dieci anni di rinvii alla fine la Regione Lazio, con il solo voto contrario del consigliere di Demos, Paolo Ciani, ha abolito la misura della rimozione delle slot machine nel raggio di 500 metri da scuole, ospedali, centri anziani.
Le sale gioco esistenti di fronte alle scuole o ai centri anziani possono continuare beatamente a proporre gioco d’azzardo legalizzato anche a persone giovani o con fragilità sociali.
Un subemendamento alla legge di assestamento del bilancio previsionale – proposta dalla Giunta e sottoscritto da consiglieri regionali di tutti i partiti, dal PD alla Lega passando per Fratelli d’Italia, Forza Italia e Gruppo misto – ha cancellato il provvedimento coraggioso che la Regione aveva approvato appena due anni fa (L.1/2020 art. 11bis). Il distanziamento viene eliminato per “tutti gli esercizi pubblici commerciali nonché alle sale da gioco già esistenti”.
Mi va di sottolineare che i consiglieri del Movimento 5 Stelle, in campagna elettorale avevano sbandierato il loro impegno in favore del distanziamento dei luoghi di gioco dalle aree sensibili.
E invece, quello che era un provvedimento legislativo sacrosanto (L.5/2013 “Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico”) teso a contenere la diffusione delle patologie legate al gioco e a limitare le infiltrazioni della criminalità organizzata, va tranquillamente a farsi benedire nella complicità bipartisan con l’industria dell’azzardo.

L’intervento del consigliere Paolo Ciani

Unico a votare contro l’iniziativa della Giunta regionale il consigliere di DemoS – Democrazia Solidale, Paolo Ciani, che ha evidenziato come “in questi anni, tanti in quest’Aula che hanno voluto questa legge hanno cambiato idea. Come se la preoccupazione da cui erano nate le leggi nel 2013 venisse meno, quando, invece, in questi anni, purtroppo, l’azzardo è cresciuto e tante e tanti nostri concittadini sono caduti nelle maglie dell’azzardo”. Il consigliere Ciani, rivolgendosi poi ai suoi colleghi d’Aula ha aggiunto “Mi colpisce che alcuni colleghi sensibili dicano “non è che se ci sono più giochi si diffonde di più la patologia”. È esattamente così. Se ci sono più giochi si diffonde di più la patologia. Per esempio, non differenziare ciò che sono le sale gioco esplicite da bar e tabacchi, dove entrano tutti i bambini, tutti i ragazzi, tutti i cittadini, e si trovano in continuazione macchinette, gratta e vinci, Enalotto, eccetera, fa crescere esattamente questo”.

I dati sul gioco

Nel Lazio, solo l’anno scorso, sono stati giocati 11 miliardi e mezzo di euro in quasi 6 mila pubblici esercizi (bar, tabaccherie, ecc.).
In Provincia di Frosinone sono attive diverse attività di prevenzione e contrasto alla diffusione del gioco anche attraverso la presa in carico di giocatori problematici attraverso percorsi individuali e gruppi di auto mutuo aiuto. Per maggiori informazioni sulla diffusione del gioco d’azzardo nella Provincia di Frosinone è possibile consultare il lavoro di ricerca realizzato dal Laboratorio di Ricerca sociale del prof. Maurizio Esposito dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale (clicca qui).

L’impegno di Exodus

Da almeno dieci anni ci confrontiamo con tante richieste di aiuto legate al gioco d’azzardo, tanti familiari di giocatori che si rivolgono ai nostri centri d’ascolto nella speranza di trovare uno spiraglio, di vedere una luce in fondo al tunnel della dipendenza. Patrimoni bruciati nelle sale giochi, alle slot machine, con le scommesse sportive, case vendute, pensioni impegnate, usurai sempre appostati, drammi familiari come quelli che si ripetono da decenni solo che al posto dell’eroina e della cocaina in questi casi c’è il gioco d’azzardo. Tutto appare innocuo, a partire dalla parola “gioco”, dai gratta e vinci alle scommesse sportive, dalle slot machine ai giochi online e invece è un mondo, costruito ad arte, con meccanismi psicologici scientificamente messi a punto per creare dipendenza. Un sistema pseudo imprenditoriale, tutt’altro che trasparente, che rovina migliaia di persone. Un sistema che ha potuto proliferare in questi ultimi venti anni grazie ad una politica accecata dalla necessità di fare cassa, sulla pelle di almeno un milione di persone che oggi in Italia hanno un rapporto problematico con il gioco. Un sistema politico-imprenditoriale che ruppe gli indugi grazie al Governo che legalizzò le Sale Bingo nel 1999 e poi nel 2003 autorizzò le slot machine. Interventi seguiti da tutta una serie di provvedimenti finalizzati a favorire il fenomeno dell’azzardo con l’obiettivo di aumentare le entrate per lo Stato senza tenere in nessun conto i danni sulle persone.

Lo sciopero del caffè


Bisogna promuovere consapevolezza, anche per far sì che nessuno si senta solo ad affrontare la propria battaglia. Iniziamo con lo sciopero del caffè: non entriamo più nei bar che possiedono slot machine. Non dobbiamo arrenderci all’idea che non si possa tornare indietro, anche perché gli oltre 11 miliardi di euro, buttati nell’azzardo ogni anno solo nel Lazio, sono soldi sottratti all’economia reale, quella che produce occupazione e benessere. E’ un appello agli imprenditori affinché si decidano ad affiancarci in questa battaglia, perché quei miliardi potrebbero essere utilizzati per comprare auto, elettrodomestici, per fare la spesa, per andare al ristorante, per comprare giocattoli e così via. Undici miliardi sottratti al mondo del lavoro e dell’impresa. E’ ora di dire basta ma dobbiamo farlo tutti insieme.

Per chiedere aiuto


Per informazioni e richieste d’aiuto chiamare al numero 375.7432168 oppure scrivere a gap@exoduscassino.it

26 giugno, la resa.

26 giugno, la resa.

26 giugno Giornata mondiale di lotta alla droga. O sarebbe meglio dire “Giornata mondiale della Memoria di quando Istituzioni e Comunità lottavano insieme contro la diffusione delle droghe”.

Un tempo erano le Comunità. Oggi con l’espressione “privato sociale” si include tutto e di più e forse troppo. Ma soprattutto non ci sono più le Istituzioni.

Non c’è un Governo che abbia una strategia chiara né un piano nazionale di intervento.

Non ci sono Regioni (e il Lazio non fa eccezione!) che abbiano un programma di interventi coordinati e condivisi.

L’unica parola d’ordine è “riduzione del danno” buona solo per mascherare una sconfitta educativa. Che però non paghiamo noi, pagheranno i nostri figli.

Ai quali vengono negati programmi di prevenzione del disagio, promozione di stili di vita sani, accompagnamento educativo al protagonismo nella loro crescita.

Restano i Ser.D. malridotti e senza personale che un tempo riuscivano a garantire anche gli sportelli di ascolto nelle scuole (i CIC per chi se li ricorda) ma ormai non più da almeno quindici anni.

Restano le Comunità a fare da avamposti solitari, a testimoniare che c’è un mondo che non vuole arrendersi, a ricordare che le droghe (tutte) fanno male e che con il gioco d’azzardo (anche se legalizzato) ci si fa male.

Noi non molliamo.

Ricerca Unicas sul gioco d’azzardo

Ricerca Unicas sul gioco d’azzardo

Da almeno dieci anni ci confrontiamo con tante richieste di aiuto legate al gioco d’azzardo, tanti familiari di giocatori che si rivolgono ai nostri centri d’ascolto nella speranza di trovare uno spiraglio, di vedere una luce in fondo al tunnel della dipendenza. Patrimoni bruciati nelle sale giochi, alle slot machine, con le scommesse sportive, case vendute, pensioni impegnate, usurai sempre appostati, drammi familiari come quelli che si ripetono da decenni solo che al posto dell’eroina e della cocaina in questi casi c’è il gioco d’azzardo. Tutto appare innocuo, a partire dalla parola “gioco”, dai gratta e vinci alle scommesse sportive, dalle slot machine ai giochi online e invece è un mondo, costruito ad arte, con meccanismi psicologici scientificamente messi a punto per creare dipendenza. Un sistema pseudo imprenditoriale, tutt’altro che trasparente, che rovina migliaia di persone. Un sistema che ha potuto proliferare in questi ultimi venti anni grazie ad una politica accecata dalla necessità di fare cassa, sulla pelle di almeno un milione di persone che oggi in Italia hanno un rapporto problematico con il gioco. Un sistema politico-imprenditoriale che ruppe gli indugi grazie al Governo che legalizzò le Sale Bingo nel 1999 e poi nel 2003 autorizzò le slot machine. Interventi seguiti da tutta una serie di provvedimenti finalizzati a favorire il fenomeno dell’azzardo con l’obiettivo di aumentare le entrate per lo Stato senza tenere in nessun conto i danni sulle persone.

Nel frattempo gli italiani, dalle casalinghe ai pensionati, dai professionisti agli operai sono sempre più vittime di questo mondo oscuro e perverso, l’industria dell’azzardo, la macchina da soldi che è diventata fonte di entrate fiscali per cui oggi sembra che non se ne possa fare più a meno.

Finalmente si cominciano a produrre sforzi per arginare il fenomeno: interventi pubblici e privati per rispondere ad un bisogno di cura ma anche e soprattutto ad un bisogno di informazione, consapevolezza, prevenzione. Bisogna promuovere una mentalità critica capace di resistere alle tentazioni di questo mostro senza volto. A partire dai giovani, dai ragazzi nelle scuole, da quegli adolescenti sempre alla ricerca di novità, di rischio, di trasgressione ma anche così fragili e vulnerabili e per questo facili da affascinare con le possibilità di facile guadagno pubblicizzate dovunque. 

Intanto le piattaforme di gioco si sono spostate rapidamente sugli smartphone tanto che il gioco online ha già superato per volume di fatturato il gioco tradizionale. I signori dell’azzardo studiano e pianificano come raggiungere i loro obiettivi e tutti i target hanno in comune il tratto della fragilità, a partire dai giovani: un ragazzo che utilizza la paghetta in azzardo probabilmente diventerà un adulto pronto a buttare lo stipendio in qualche sala scommesse. Dalla ricerca condotta dal Laboratorio di Ricerca sociale del prof. Esposito risulta che il 40% degli studenti intervistati ha partecipato a scommesse sportive e la stessa percentuale di studenti delle scuole superiori, quando gioca a carte, lo fa giocandosi denaro ed anche cifre considerevoli.

Insomma la nostra preoccupazione deve rivolgersi in maniera prioritaria agli studenti e le risorse disponibili per la prevenzione devono essere utilizzate in maniera molto concreta coinvolgendo le scuole del nostro territorio altrimenti sarà impossibile invertire la tendenza rilevata dall’Università di Cassino. C’è un mondo giovanile fragile e influenzabile che però può essere aiutato a diventare protagonista di queste strategie di prevenzione, attraverso percorsi di peer education. Le famiglie ci mettono troppo tempo a rivolgersi ai servizi, lo fanno quando ormai la dipendenza diventa cronica. Bisogna scommettere, è il caso di dirlo, sulla prevenzione.

Bisogna promuovere consapevolezza, anche per far sì che nessuno si senta solo ad affrontare la propria battaglia. Iniziamo con lo sciopero del caffè: non entriamo più nei bar che possiedono slot machine. Non dobbiamo arrenderci all’idea che non si possa tornare indietro, anche perché gli oltre cento miliardi di euro, buttati nell’azzardo ogni anno in Italia, sono soldi sottratti all’economia reale, quella che produce occupazione e benessere. E’ un appello agli imprenditori affinché si decidano ad affiancarci in questa battaglia, perché quei miliardi potrebbero essere utilizzati per comprare auto, elettrodomestici, per fare la spesa, per andare al ristorante, per comprare giocattoli e così via. Cento miliardi sottratti al mondo del lavoro e dell’impresa. E’ ora di dire basta ma dobbiamo farlo tutti insieme.

Aggiornamento

Purtroppo dobbiamo registrare un passo indietro gravissimo compiuto dalla Regione Lazio che con un sub emendamento all’ultimo assestamento di bilancio ha approvato a larga maggioranza – con il solo voto contrario del Consigliere Paolo Ciani di Demos – Democrazia solidale – la misura del distanziamento delle slot machine di almeno 500 metri dai luoghi sensibili come scuole, ospedali, centri anziani, ecc. Per approfondire clicca qui: https://www.luigimaccaro.it/la-regione-lazio-inciampa-nelle-slot-machine/